Partecipate, entra in vigore il decreto Madia: ma è indebolito

Entreranno in vigore domani le nuove regole sulle partecipate. L'obiettivo? Razionalizzarne numero e organizzazione. Ma non tutto è andato come previsto

Partecipate, entra in vigore il decreto Madia: ma è indebolito

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto Madia sulle partecipate. Entreranno in vigore domani le nuove norme che puntano a razionalizzare il numero delle società a partecipazione pubblica di Stato ed Enti locali, pur con alcune limitazioni introdotte in corso d'opera dopo una sentenza della Corte Costituzionale. Che cosa prevede il decreto Madia?

Dal 27 giugno dovranno essere sciolte le società prive di dipendenti o con un numero di dipendenti inferiore a quello degli amministratori (attualmente se ne contano 1279); quelle che nell'ultimo triennio hanno emesso fatture per meno di un milione di euro l'anno (1860 di cui 791 con i conti chiusi in rosso nel 2014); quelle che svolgono doppioni di attività; quelle che hanno fatto registrare quattro esercizi in perdita negli ultimi cinque anni e quelle che non svolgono attività strettamente necessarie ai bisogni della collettività.

Un insieme di regole che puntano a dar seguito al processo di progressiva riduzione delle ex municipalizzate già avviato negli anni passati. Secondo uno studio della Corte dei Conti di inizio anno, tra il 2014 e il 2017 il numero delle partecipate si è ridotto in tre anni da 9867 a 7181, e di queste ultime si conoscono i dati di bilancio di poco più della metà (4127).

Tuttavia, il decreto Madia che sta per entrare in vigore è stato limitato nella sua portata dirompente dalla sentenza 251/2016 della Corte Costituzionale, con cui la Consulta ha indicato alcuni criteri da seguire per la correzione di alcune norme stabilite inizialmente dal testo. Cosa che è stata fatta con un intervento correttivo del decreto emanato dal Cdm il 17 febbraio.

Tra le novità introdotte dalla Corte Costituzionale e/o inserite nel testo, la possibilità per le Amministrazioni pubbliche di avere partecipazioni in società aventi come ragione sociale la produzione di energie rinnovabili, oltre alla facoltà concessa alle Regioni di stabilire l'esclusione parziale o totale dal decreto di società a partecipazione regionale e la possibilità per le Università di costituire società per la gestione di aziende agricole con finalità didattiche.

Infine, è stata alleggerita la stretta sulle modalità operative delle società, che in base alle proprie esigenze potranno variare il numero dei consiglieri di amministrazione. Stessa cosa per i tempi entro i quali le società devono effettuare la ricognizione del personale: il termine è stato prorogato rispetto ai tempi stabiliti all'inizio.

Infine, il decreto non si applica alle società che hanno come oggetto sociale esclusivo la gestione dei fondi europei per conto dello Stato o delle Regioni e per i progetti di ricerca finanziati dall'Unione europea.

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