Partiti divisi, le sanzioni e il nodo della legge. Tutti gli ostacoli sulla strada verso l'obbligo

Forza Italia, Italia Viva e Pd per il si, ma serve una norma che non contrasti con la Costituzione. Restano i dubbi sull'entità delle multe.

Partiti divisi, le sanzioni e il nodo della legge. Tutti gli ostacoli sulla strada verso l'obbligo

Il governo si divide sull'obbligo vaccinale. L'Europa apre alla possibilità di introdurre l'arma della vaccinazione obbligatoria contro il coronavirus. Austria e Grecia hanno già intrapreso questa strada. La Germania potrebbe essere la prossima nazione Ue. In Italia le forze di maggioranza si spaccano. Confindustria rilancia: «Confindustria ha sempre detto che era per l'obbligo vaccinale, poi abbiamo preso atto che c'è una difficoltà della politica dei partiti a trovare una sintesi su questo provvedimento. L'unico strumento che abbiamo a disposizione è il green pass, l'abbiamo sostenuto e sull'evoluzione, cioè il super green pass, noi riteniamo che, se si andrà in quella direzione, deve essere per tutti, anche per i luoghi di lavoro», chiede il presidente Carlo Bonomi.


Forza Italia, Italia Viva e Pd spingono per il sì. Leu e M5S frenano. Mentre la Lega dice chiaramente no. E lo stop all'obbligo vaccinale arriva anche dal leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Il premier Mario Draghi non si sbilancia. Attende metà gennaio, quando si potranno valutare gli effetti delle ultime misure. Il capo dell'esecutivo fa trapelare di essere favorevole, qualora i dati lo imponessero, al modello greco: obbligo vaccinale per gli over 65. Ma gli ostacoli lungo la strada non sono pochi. E non riguardano le divisioni politiche, che già in altre occasioni il premier ha superato senza difficoltà. Il primo ostacolo è di natura tecnica: l'iter per arrivare all'obbligo non è semplice. Serve una legge o un atto avente forza di legge con non sia in contrasto con i principi costituzionali. In Italia non esiste alcun limite costituzionale a una legge sull'obbligatorietà del vaccino. Anzi, la Costituzione permette di coniugare, come sancito dall'articolo 2, i diritti inviolabili di ciascuno con i doveri di solidarietà. La Carta subordina il trattamento sanitario obbligatorio a due condizioni. La prima è che sia previsto da una legge. La seconda è il rispetto della persona umana che comporta, per la giurisprudenza consolidata della Consulta, che il trattamento tuteli sia la salute individuale sia quella collettiva e che, in caso di danno, sia prevista una giusta indennità. Sull'indennità economica si registrano le maggiori resistenze nel governo. Il secondo ostacolo riguarda le eventuali sanzioni, in caso di mancato adempimento all'obbligo: una sanzione economica (in Grecia è prevista una multa da 100 euro) potrebbe non essere un deterrente efficace per quei 7 milioni di italiani ancora senza vaccino. Si discute a Palazzo Chigi. E si valutano i pro e i contro di una scelta che avrebbe sicuramente un impatto dirompente.


Dal Pd il fronte è compatto: «Non è un caso che nella Ue l'Italia sia, insieme alla Spagna, l'unico Paese rimasto giallo, a rischio ancora non elevato di contagio. Si tratta del risultato di una delle migliori campagne vaccinali d'Europa, dell'uso esteso del green pass e di tutte le misure varate dall'esecutivo Draghi. Credo sia giusto che i governi dei Paesi che stanno affrontando la quarta ondata, a causa dell'alto numero di non vaccinati, decidano per l'obbligo vaccinale. Penso sia una scelta legittima e necessaria laddove il numero dei no vax non consenta di garantire la sicurezza sanitaria», spiega il capogruppo dei senatori Simona Malpezzi. Chi è solleva dubbi è l'Aifa: «Noi siamo favorevoli, per coerenza della nostra storia, alla persuasione, al convincimento e alla volontarietà delle vaccinazioni, perché è la miglior strada per essere uniti. L'obbligo è un fattore che potrebbe dividerci ulteriormente, invece. Ma la scelta spetta al decisore politico», frena il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini, ospite a 'Otto e mezzo' su La7.

No secco anche da parte di Giorgia Meloni: «Il principio della vaccinazione obbligatoria non lo condivido e non lo metterei perché non necessario in Italia, dove c'è una buona percentuale di vaccinati». L'idea avanza tra dubbi e rissa politica.

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