Quel passaggio sul "1917" e i carri armati di Eltsin nel '93

Sono passati trent'anni esatti da quando, per l'ultima volta, i carri armati russi spararono per le strade di Mosca. Era il 4 ottobre del 1993.

Quel passaggio sul "1917" e i carri armati di Eltsin nel '93
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Il precedente più immediato dei fatti di ieri non viene quasi mai ricordato in Occidente. Sono passati trent'anni esatti da quando, per l'ultima volta, i carri armati russi spararono per le strade di Mosca. Era il 4 ottobre del 1993 e un reparto corazzato inviato da Boris Eltsin iniziò a cannoneggiare la Casa Bianca, sede di quello che ancora si chiamava Soviet Supremo, e che era stato per la prima volta liberamente eletto. Finiva così una crisi istituzionale in corso da mesi: presidente contro Soviet, appunto, guidato da due ex alleati di Eltsin, Ruslan Khasbulatov e Alexander Rutskoi. La materia del contendere erano i poteri speciali di gestione dell'economia che il Soviet non voleva cedere. In settembre Eltsin dichiarò la dissoluzione del Soviet Supremo, indisse nuove elezioni e un referendum per l'approvazione di una nuova costituzione presidenzialista. In base alla Costituzione del 1978 Eltsin non aveva alcun potere di farlo, il contrasto esplose. Fino allo scontro armato che costò 147 morti e oltre 400 feriti.

Nel suo discorso invece Putin ha fatto riferimento alla «vittoria rubata» del 1917: la Russia in difficoltà nella guerra contro gli Imperi centrali viene travolta dalle contraddizioni e dalle debolezze interne. In marzo lo zar Nicola II decide di abdicare, in ottobre (secondo il calendario giuliano) il governo Kerenskij viene abbattuto dalla Rivoluzione bolscevica. I comunisti al potere concludono un armistizio con Germania ed Austria-Ungheria. La Russia perde quasi per intero Ucraina e Bielorussia (riprese a fatica dopo la fine della guerra mondiale e di quella civile). È il primo grande trauma della storia russa del XX secolo, l'interruzione di un disegno imperiale in via di realizzazione da secoli.

La ferita si ripeterà qualche decennio dopo con la caduta del comunismo. Il Putin di ieri, coerente con quello degli ultimi anni, si richiama alla tradizione revanchista della Grande Russia per invitare la popolazione all'unità contro i ribelli.

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