Il passo indietro di Martusciello per il caso Huawei

L'eurodeputato azzurro era disponibile a correre come governatore campano

Il passo indietro di Martusciello per il caso Huawei
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L'inchiesta sulla presunta corruzione da parte del colosso cinese Huawei dentro il Parlamento europeo provoca il passo indietro dalla corsa per la Regione Campania dell'eurodeputato Fulvio Martusciello, non indagato, ma la cui segretaria Lucia Simeone, è stata arrestata due giorni fa su richiesta della Procura di Bruxelles, e che da ieri è ai domiciliari. Nonostante non ci siano atti formali dei belgi nei suoi confronti, la sensazione di un passo indietro necessario si è fatta più forte negli ultimi giorni. Era stato rieletto alle Europee con quasi 100mila preferenze, e forte di questo risultato, aveva espresso disponibilità a candidarsi. Fino a ieri: «Non rientro tra i possibili candidati alla presidenza della Regione Campania per preservare il partito da ogni possibile attacco. La mia priorità è offrire a Forza Italia un percorso sereno verso le elezioni regionali. Ho costruito in questi anni un partito al di sopra di ogni sospetto e in una fase in cui è giusto che ogni contesto venga chiarito senza interferenze».

Gli inquirenti belgi ipotizzano un giro di mazzette, per ora contestano circa 46mila euro, da parte della società cinese per ammorbidire le posizioni dell'Eurocamera nei confronti della tecnologia 5G di Huawei. Non ci sono europarlamentari formalmente indagati, ma i magistrati ritengono che la presunta «contropartita» di regali e bonifici ancora tutti da dimostrare da parte di Huawei, sia una lettera del 10 febbraio 2021, indirizzata a tre commissari europei e firmata da alcuni parlamentari, tra cui Martusciello, con cui si chiedeva di non discriminare le aziende extracomunitarie del 5G, di non fare cioè «razzismo tecnologico».

A Simeone, accusata di associazione per delinquere, riciclaggio e corruzione, viene contestato un solo bonifico da mille euro, come si legge nel mandato d'arresto. Che sarebbe stato fatto da uno dei lobbisti arrestati, Nuno Benoliel Martens, portoghese, ex assistente di Martusciello. Ieri è stata interrogata dai magistrati di Napoli che hanno disposto per lei la detenzione domiciliare. «Le vengono rivolte accuse farneticanti, deliranti», spiega il suo legale Antimo Giaccio. «I soldi a cui fanno riferimento sono bonifici ricevuti dall'ex collega portoghese, una persona con la quale Simeone ha un rapporto amicale oltre che di colleganza e al quale anche lei ha fatto bonifici, ma di carattere personale, da 4-500 euro ciascuno». Ma si tratterebbe «di rimborsi per acquisti personali». Stando a quanto apprende il Giornale quei mille euro si riferirebbero a un acquisto di sigari per conto di Martins, poi rimborsati a Simeone. Che si sarebbe recata a Bruxelles al massimo una dozzina di volte, e lì condivideva l'abitazione anche con il portoghese. Il legale parla di «una palese violazione del diritto di difesa, peraltro riconosciuto dalla Cedu», visto che gli elementi di contestazione sono del tutto generici. Sulla possibile consegna alle autorità belghe l'udienza è fissata per il 25 marzo. Nel mandato d'arresto si citano anche quattro bonifici da parte del portoghese «a favore Martusciello», uno da 3mila, e altri tre da 1.200 euro, tra febbraio e giugno 2021. Operazioni di cui l'eurodeputato, secondo quanto riferiscono fonti a lui vicine, non avrebbe trovato riscontro sui suoi conti. Di certo, assicura chi gli è vicino, Martusciello sarebbe sereno perché il rapporto con Martens sarebbe stato di amicizia e vicinanza. Martens avrebbe soggiornato diverse volte a Napoli, condividendo le giornate anche con l'eurodeputato.

Sempre secondo indiscrezioni, Martens sarebbe stato un amante dello shopping, e sarebbe stato solito lasciare conti aperti che poi saldava in seguito. È anche questa una delle voci che circolano nell'entourage dell'azzurro.

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