Il pasticcio Pd salva il governo La minoranza perde la faccia

Coi tre emendamenti Renzi esce in extremis dall'angolo. La fronda si accontenta ma non ritira i 17 emendamenti. Per il voto rispunta il «canguro»

Il pasticcio Pd salva il governo La minoranza perde la faccia

Tutto è bene quel che finisce bene. Bene? Sui tappeti rossi, sulle sedie savonarola, nella buvette, se lo chiedono gli ultimi tacchini pronti a decretare l'anticipo del Natale. Lungo il corridoio dei busti, la risposta sta nell'eco lunga delle parole del premier, che arriveranno da Bruxelles con il loro carico di stralunata fiction . «La maggioranza è stabile e solida, i numeri ci sono e ci saranno. 82 milioni di emendamenti? Si entra di diritto nel campo del ridicolo».

Cogliere al volo l'occasione: entriamoci. Certo c'è il leghista Calderoli che s'aggira fin dal mattino snocciolando enigmi e algoritmi. «Questo introduce una quarta dimensione che, a seconda dell'inclinazione dell'asse, può produrre emendamenti all'infinito» spiega a un gruppetto di aspiranti matematici, mostrando curve e linee che sembrano proseguire oltre la finestra. Talmente incontenibili, da accrescersi nel corso della giornata: al mattino erano 82 milioni 730mila 460 (824 tonnellate di carta), a sera 85 milioni. Meraviglie degne di Quark.

Nel campo del ridicolo, oltre al fantastico mondo del premier Pinocchio, c'è l'accordo e i contraenti. A 12 minuti dalla scadenza delle 9, la ministro Boschi, Zanda e la Finocchiaro stanno ancora cercando di scioglierei nodi di una vicenda che segue solo una logica, salvare la faccia. Considerato che: il premier non ha i numeri; la minoranza Pd non ha la forza; il presidente Grasso da tempo ha deciso, per rispetto del buonsenso e della legge, di dover aprire l'art. 2 all'emendabilità (la doppia conforme stracitata da Renzi, che deve averla presa per un tipo di pizza). Eppure, non volendo mettere nei guai il governo, s'è riservato l'annuncio ad accordo trovato. Questo è l'arcano del pasticciaccio brutto di Palazzo Madama, copia non conforme del capolavoro di Gadda. Eppure sono le 9 e la Boschi ora attende sorrisi e ritiro di 17 emendamenti di minoranza. Si va a caccia dei contras e si pende dalle loro labbra. Arriva Chiti: «Mediazione degna». Cuperlo, dalla Camera: «Bene l'accordo, ma bisogna fare un passo in più, mettiamoci dentro anche governatori e sindaci delle città metropolitane». Passa Gotor, strabuzza gli occhi: «No, dobbiamo ritirare gli emendamenti. I falchi hanno le ali bagnate». Chiti conferma (non sui falchi): «Perfettamente d'accordo con gli emendamenti Finocchiaro». Li ritirate? «No, attendiamo. Per rispetto a Grasso». Perché, si offende? Si scava nei solchi del campo. Voterete uniti? «No, ognuno decide per sé». Si ascolta Bersani, che parla forse dall'iperuranio (considerato che persino Cuperlo l'ha criticato per l'assenza in direzione): «Un bel successo, ora avanti senza strappi. Se troviamo la nostra quadra nel Pd, non c'è bisogno di Verdini». Invece di Verdini, si fa vivo l'ncd Quagliariello: «Ok, voteremo sì. Ma ora va cambiato l' Italicum , un problema per il governo. Ci sarà la verifica di maggioranza». Per la minoranza dem, ecco Mucchetti: «Miglioriamo ancora, ma non per bloccare». Mineo lo prende alla lettera: «Io non le voto, con me Mucchetti». Che si arrabbia: «Dite a Mineo che non ha capito».

Si abbandona il campo del ridicolo, cioè delle riforme, con uno zaino di dubbi. Anche perché è in arrivo il canguro che taglierà emendamenti e tempi. Così votarono l' Italicum ; lo chiamano «metodo Esposito», ha parenti campani.

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