Dalla patrimoniale alla carbon tax. La passione di Elly per tasse e utopie

Oltre i proclami continui su precarietà e lavoro ci sono vecchi sogni pentastellati e statalisti. Proposta "horror" sulla casa: la requisizione. "Recuperare parte del patrimonio privato sfitto"

Dalla patrimoniale alla carbon tax. La passione di Elly per tasse e utopie

«Il Pd riparta dal lavoro». Quante volte si è sentita questa esortazione durante le pensose analisi delle ripetute sconfitte del principale partito di centrosinistra. Elly Schlein ha preso l'invito in parola cosicché «lavoro» e i termini derivati ricorrono 109 volte nella sua interminabile mozione congressuale. Seguono «diritto/diritti» (59), «persone» (55) e «dobbiamo» (54), segno evidente che l'attenzione al lavoro e ai diritti delle persone sono fatti incontrovertibili per il suo Pd e, dunque, non c'è null'altro da fare che adeguare la realtà alle idee della segretaria. La prescrittività del «dobbiamo» è inequivocabile.

Quando la sinistra utilizza questi termini c'è poco da stare tranquilli. E Schlein non fa nulla per rassicurare i diffidenti. Il suo programma economico sembra una riproposizione delle utopie pentastellate anziché un aggiornamento dei velleitarismi della sinistra radicale. Basti pensare alla dottrina fiscale di Elly. «La strada da seguire è spostare il carico fiscale dal lavoro e dall'impresa alle rendite e alle emissioni climalteranti», si legge nel pletorico testo. In pratica, la Schleinomics perseguirà gli obiettivi sfuggiti in precedenza agli inquilini del Nazareno: imposta patrimoniale e carbon tax per le imprese che emettono CO2. Insomma, il modo migliore per far fuggire ricchezze e imprenditori dal Paese. Volendo essere impertinenti, si potrebbe dire che questa parte gliel'abbia scritta l'ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco che non a caso è di recente tornato in libreria con il suo vecchio pallino La guerra delle tasse. Perché per questa sinistra il gettito non è mai abbastanza.

«Superare la balcanizzazione dell'Irpef e la proliferazione di regimi speciali di favore. Difendere i principi di equità». I mantra di Elly sono quelli del ministro che i detrattori motteggiavano con il nomignolo Dracula. «Far pagare le tasse a chi evade con la tracciabilità dei pagamenti, l'utilizzo delle banche dati e il rafforzamento delle agenzie fiscali», ovvero niente di nuovo rispetto a quanto visto con Prodi, D'Alema e compagnia bella. Il Grande Fratello del fisco, in fondo, è il vero trait d'union fra i piddini e i giacobini guidati da Giuseppe Conte, forze entrambe convinte che la ricchezza sia legata indissolubilmente alla commissione di qualche misfatto. Tant'è vero che il primo passo sarà affrontare il tema dei grandi patrimoni «in un'ottica redistributiva» a partire dalla tassa sulle successioni e donazioni.

Il lavoro e i diritti per questo nuovo-vecchio Pd si difendono solo a colpi di stangate fiscali. Elly Schlein è nell'ordine contraria alla flessibilità dei contratti (quindi al Jobs Act) e vuole solo posti a tempo indeterminato con l'applicazione del salario minimo e della settimana di 4 giorni. Elly Schlein vuole più investimenti pubblici per la scuola (aumento stipendi dei docenti), per le pensioni (stop Fornero), per il reddito di cittadinanza (che non va cancellato ma riformato) e per la sanità. Tutto a carico dello Stato, ovviamente.

Elly Schlein non spiega quanto costerà ingigantire quello Stato onnipervasivo che Reagan e Thatcher volevano affamare, ma ci dà un'idea su chi dovrà pagare per la sua intransigenza eco-redistributiva e palingenetica. I privati cittadini. La patrimoniale? Sì. Un mondo a zero emissioni costi quel che costi? Sì. Infine, una chicca per gli appassionati dell'horror di sinistra la sua personale proposta per la crisi abitativa.

«Recuperare al mercato degli affitti una parte del patrimonio privato sfitto per aumentare la disponibilità di alloggi a canone calmierato». Perché la proprietà privata va rasa al suolo: o con le tasse o con le requisizioni. Stalin docet.

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