"Il Pd compatto? Macché, resta diviso"

Civati: "Il partito si è unito per Mattarella ma adesso Renzi andrà avanti come prima"

"Il Pd compatto? Macché, resta diviso"

Roma - Persino lui, Pippo Civati, l'eterno bastian contrario del Pd, stavolta è contento: «Sergio Mattarella non era la mia prima scelta, che era Prodi. Ma abbiamo sicuramente eletto un buon presidente». Nel centrosinistra e nel Pd, però, non cambierà nulla: «Si è compattato solo sulla sua elezione, ma sulle politiche resta e resterà diviso: per quanto mi riguarda, continuerò a battermi contro riforme che non mi piacciono e scelte del governo che non condivido. E non credo proprio che Renzi su quelle cose cambierà linea solo perché ha eletto Mattarella, come si illude una parte della minoranza».

Eppure la sinistra Pd è in visibilio e assicura che ora che c'è lui al Colle «certe norme incostituzionali» non passeranno più.

«Mi stupisce sentire autorevoli esponenti del Pd dire queste cose, mi sembrano molto irrispettosi verso Napolitano, di cui certo non sono un fan. È come dire: Mattarella sì che si accorgerebbe di alcune forzature, mentre il precedente presidente dava comunque il proprio assenso. Praticamente la stessa tesi di Grillo».

La minoranza Pd però canta vittoria e dice che ora Renzi dovrà cambiare l'Italicum, le leggi sul lavoro, le riforme. È così?

«Sul presidente della Repubblica c'è stato un pareggio tra minoranza e Pd renziano. Ma perché secondo loro Renzi dovrebbe smentire sé stesso, o spostare l'asse a sinistra? La legge elettorale la ha voluta lui così, non si farà certo del male da solo accettando di cambiarla come vorremmo noi. Io continuerò a votare contro, e vedremo che farà il resto della minoranza».

Quindi il Pd tornerà a spaccarsi sulle riforme, nonostante la rottura del patto del Nazareno?

«Guardi, se il patto del Nazareno si rompesse davvero si andrà a votare. Ma io credo che cambierà poco o nulla: la destra continuerà a sostenere le riforme insieme a Renzi, nonostante lo sgarbo del premier verso Berlusconi sul Quirinale. Questa legislatura è tutta fondata su quel patto e liquidarlo sarebbe una sconfitta per Renzi. Non vedo una rottura, ma una contraddizione: Renzi dice che non c'era il Quirinale, Berlusconi dice di sì. O non si sono capiti, o qualcosa non ha funzionato».

E cosa non avrebbe funzionato?

«La verità è che Renzi non aveva altra strada che puntare su Mattarella, come ha fatto: su tutti gli altri candidati non avrebbe avuto i numeri, per i veti incrociati, e voleva evitare due mostri sacri come Prodi e Amato. Ha giocato benissimo e ha scelto il nome di massima mediazione e con meno veti. Ma è anche il meno “renziano” tra quelli che aveva valutato».

Insomma Renzi non ha stravinto?

«Direi che per una volta c'è stato un pareggio. Abbiamo eletto una persona normale, con l'applauso di tutti, e nei giorni della Merla abbiamo avuto un attimo di primavera.

Leggo che è stata una mossa sorprendente di Renzi, ma in verità il nome di Mattarella glielo avevano fatto tutti, tranne Berlusconi che però due anni fa non sembrava così ostile. Non capisco perché stavolta invece si sia fatto esplodere contro di lui: bastava che dicesse che Mattarella era un ottimo candidato, e il Pd sarebbe risaltato per aria».

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