Pd-M5s forzano sulla legge elettorale pro-inciuci

La maggioranza spinge per il proporzionale puro, ma i renziani si mettono di traverso

Pd-M5s forzano sulla legge elettorale pro-inciuci
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La maggioranza «forza» i tempi sull'approvazione della legge elettorale. Ma rischia di non avere i numeri al Senato dopo lo strappo di Italia Viva e Leu. Il centrodestra si ricompatta su un modello maggioritario. Le forze di governo spingono per un sistema pro-inciuci. Pd e M5S ripartono dal testo Brescia, un proporzionale con sbarramento 5%. Ma il cammino parlamentare si preannuncia non semplice. I renziani disertano la riunione di maggioranza sulla legge elettorale. Mentre Leu si astiene. L'approdo in Aula della legge elettorale, previsto per lunedì 27 luglio, rischia di slittare. Anche se dal Pd assicurano che la riforma andrà all'esame dell'Assemblea di Montecitorio prima della pausa estiva dei lavori, per incassare almeno il primo via libera di uno dei due rami del Parlamento. Ma l'accelerazione voluta dai dem (o almeno da una parte del Pd) trova sul suo cammino la netta contrarietà di Italia Viva. L'ufficio di presidenza della Commissione costituzionale ha stabilito di rinviare il voto sull'adozione del testo base, previsto per ieri, a lunedì 20 alle 16. Il testo, ribattezzato «germanicum», su cui dem e grillini hanno trovato l'accordo, è un proporzionale secco con soglia di sbarramento al 5%.

Se dal fronte Pd, Nicola Zingaretti plaude alla calendarizzazione della legge elettorale, Matteo Renzi apre il fuoco: «C'è un'accelerazione sulla legge elettorale. Pd e Cinque Stelle vogliono chiuderla in tre giorni. Noi non facciamo le barricate, perché le priorità del Paese oggi sono i posti di lavoro, non i posti in Parlamento. Tuttavia, rimaniamo fermi sulla nostra idea di sempre: ci vuole la legge elettorale dei sindaci. Sapere la sera chi ha vinto, non consentire trattative lunghe cinque anni e governi che cambiano colore ogni anno. Noi vogliamo il sindaco d'Italia. Se altri preferiscono la palude di adesso, lo faranno senza il nostro voto» - attacca il leader di Iv. Il centrodestra ritrova l'unità su una proposta maggioritaria e promette battaglia: «La convergenza del centrodestra che si sta manifestando alla Camera con la presentazione di formule elettorali ad impianto maggioritario, è la premessa per il ritorno a governi legittimati dal consenso popolare e indicati dai cittadini. La proposta di ritorno al proporzionale stile prima Repubblica che parte della maggioranza sta cercando di imporre, non troverà mai la convergenza di Forza Italia. Continuiamo a pensare che i cittadini abbiano il diritto di scegliere una coalizione e un programma di governo e in questo senso va la proposta di legge depositata a Montecitorio da tutti i nostri deputati della Commissione Affari Costituzionali. Una compattezza, quella del centro-destra, che risalta ancora di più alla luce delle divisioni nella maggioranza» afferma il capogruppo di Fi alla Camera dei Deputati Mariastella Gelmini. Gli azzurri lavorano al lodo Sisto, la proposta del deputato Francesco Sito, già depositata in commissione che punta a modificare le «percentuali tra maggioritario e proporzionale: due terzi ai collegi, un terzo alle liste». Duro l'affondo di Giorgia Meloni in conferenza stampa: «È una legge salva-inciucio». La leader di Fdi mette sul tavolo la sua proposta: «Mantenere i collegi previsti dall'attuale sistema, il Rosatellum, nonostante il taglio dei parlamentari. In questo modo, la quota maggioritaria impatta molto di più e quasi per il 60% degli eletti. I vantaggi di questa proposta sono fondamentalmente due. Primo: il sistema è immediatamente operativo e applicabile.

Secondo: gli italiani decidono molto di più di quanto non accade attualmente perché scelgono il parlamentare eletto nel collegio, continuano a sapere prima del voto quali sono le alleanze possibili e votano sulla base dei programmi proposti. Noi introduciamo anche il premio di maggioranza: se c'è una coalizione che arriva al 40% elegge il 54% dei parlamentari».

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