"Questo voto conferma quello che cerco di spiegare da un po' di tempo ai miei amici del Pd: il centrodestra non é affatto morto, anzi é un avversario temibile quando si unisce". I risultati dei ballottaggi delle comunali si abbattono su Matteo Renzi che, come riferisce Repubblica, si attacca al telefono con i massimi dirigenti del partito per commentare un il risultato che non può essere considerato favorevole al centrosinistra. Dopo aver visto Giovanni Toti trionfare alla Regione Liguria, il premier incassa la perdita, dopo un dominio durato 22 anni, del capoluogo più simbolico: Venezia.
Il Pd paga, a carissimo prezzo, gli scandali di Mafia Capitale e l'incapacità di gestire l'emergenza immigrazione. Il ribaltone nella Serenissima è sicuramente la batosta più eclatante per i dem in calo nei sandoggi, ma non è certo l'unico risultato a impensierire i democrat che, come riporta il Corriere della Sera, non gli resta che ammettere: "Non si può brindare...". "È un calo importante - riconosce Debora Serracchiani - serve una riflessione. La politica non può essere un pezzo del problema". E il problema al Nazareno passa per quello che, appunto, era il voto più atteso dei ballottaggi: Venezia, commissariata da un anno dopo l’arresto del sindaco di centrosinistra Giorgio Orsoni per la vicenda Mose. Il Comune ha cambiato campo: Luigi Brugnaro, sostenuto dal centrodestra, ha battuto il senatore ed ex magistrato Felice Casson col 53,21% dei voti. "Da ora si lavora per la città - ha dichiarato Brugnaro festeggiando la vittoria - io sono per dare una mano a Zaia come a Renzi". Il successo del centrodestra in Veneto è stato completato dall’elezione a Rovigo del leghista Massimo Bergamin, che si è imposto con circa il 60% delle preferenze.
"A Venezia ha pesato la fine traumatica della legislatura - spiega ancora la Serracchiani - non siamo riusciti a ricostruire un rapporto con la città, nonostante la candidatura importante di Casson". Dopo aver ringraziato l’ex pm per "l’impegno che ha messo nella sfida, in un contesto non facile", la vicesegretaria del Pd cerca le cause del flop piddì. Ammette che "ha pesato molto il sentimento nazionale sull’immigrazione". E, sotto sotto, accusa gli italiani di guardare in tivù i continui sbarchi degli immigrati e di virare sulla Lega, con il suo "approccio facilitato su questioni così complesse". In realtà, il Pd non perde solo nel Veneto "leghista". Viene, infatti, sconfitto anche a Nuoro, in modo clamoroso: il sindaco uscente Alessandro Bianchi si è fermato al 31,6%, cedendo allo sfidante Andrea Soddu (68,4%), appoggiato da quattro liste civiche con il Partito sardo d’azione. Brutte notizie per il partito di Renzi anche da Matera, dove l’uscente Salvatore Adduce è stato battuto da Raffaello De Ruggieri (54,5%), sostenuto da liste civiche del centrosinistra e del centrodestra. E anche nel testa a testa nell'Arezzo del ministro Maria Elena Boschi, Matteo Bracciali del centrosinistra deve cedere il passo a Alessandro Ghinelli del centrodestra che ha vinto col 50,8%.
Escono invece confermati i sindaci di centrosinistra a Trani, dove Amedeo Bottaro supra il 75%, ed a Macerata, dove Romano Carancini sfiora il 60%. Nelle Marche il Pd registra la sconfitta di Fermo, dove viene eletto l’ex assessore Paolo Calcinaro (69,9%), sostenuto da liste civiche. In Abruzzo a Chieti vince Umberto Di Primio del centrodestra. Le notizie migliori per il Pd arrivano dalla Lombardia, dove si impongono nettamente Mattia Palazzi (62,6%) a Mantova e Virginio Brivio (54,4%) a Lecco. Vittorie che permettono al Pd di strappare un mezzo sorriso.
"Il Pd ha tenuto e in Lombardia conquistiamo alcuni comuni. Ma certo le divisioni interne - ammette Serracchiani - non hanno aiutato a far passare un messaggio di speranza. Dobbiamo ragionare su come rafforzare il partito sui territori". Un sorriso molto amaro, però.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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