I laureati votano il Pd, mentre i meno acculturati votano a destra. È questo il risultato di uno studio condotto da YouTrend per Repubblica sugli elettori del Comune di Roma su cui abbiamo chiesto l'opinione dello scrittore Christian Raimo, assessore alla Cultura uscente al III Municipio e in corsa per una riconferma con una lista civica che sostiene il centrosinistra.
Davvero I laureati votano il Pd e i meno acculturati votano a destra? Lei cosa ne pensa?
"Penso che chi vive la città questa consapevolezza già ce l’ha. Ma soprattutto ce l’ha chi ha letto le analisi di Salvatore Monni, Keti Lelo e Federico Tomassi di Mapparoma. Che hanno mostrato come esistono differenze enormi tra diverse zone della città. A Parioli i laureati sono otto volte i laureati che a Tor Cervara. E Parioli è stato uno di quartieri dove il Pd ha preso più voti nelle ultime elezioni. Ma come dice Walter Siti, anche la borghesia si sta borgatizzando. E la sfida sarà vinta da chi va incontro ai bisogni di una città sempre più povera".
Perché la sinistra riesce a intercettare più facilmente i voti degli abitanti della cosiddetta 'zona Ztl', mentre sembra avere difficoltà nelle periferie?
"Le periferie romane in realtà sono molto disomogenee. Negli ultimi anni hanno espresso soprattutto un voto di protesta o l’astensionismo. Il Pd ha rappresentato invece il governo, l’amministrazione. Che magari non è riuscito a risolvere le questioni più importanti per chi non vive lontano dal centro. Tanto ha contato la colata enorme di cemento dell’era Veltroni. Dall’altra parte la disaffezione per la politica in generale ha impattato fortemente sui partiti strutturati. Alle prossime elezioni sarà tutto più confuso. Viviamo in un’era liquida: il voto delle periferie esprimerà sentimenti diversi. Il Partito democratico ha recuperato una parte della credibilità dopo la sbagliatissima cacciata di Marino. I Cinquestelle non sono più un movimento di protesta o popolare. Hanno amministrato e male questa città. La destra deve trovare un’anima, oltre che una classe dirigente, fatica a trovare temi che scaldino i cuori. Le periferie romane, c’è da dire, sono molto sole; non sono nemmeno strumentalizzate".
La sinistra, almeno in teoria, non dovrebbe pensare a raccogliere consenso tra i ceti più popolari e tra i più deboli? Perché avere i voti della 'Roma bene' sembra essere diventato quasi un vanto?
"Non credo sia diventato un vanto. Anzi tutti i candidati cercano di presentarsi come rappresentanti delle periferie. Addirittura il comune ha creato una delegata alle periferie, Federica Angeli, che è transitata da una vicinanza con il centro sinistra e a Calenda a lavorare per Virginia Raggi (io penso che sia semplicemente una politica di destra, come chiunque fa proclami su sicurezza e decoro). Credo che questo tentativo di mettersi le stellette da uomo o donna delle periferie sia inefficace dal punto di vista politico. Bisognerebbe pensare che le periferie non sono i luoghi dei ceti più deboli: ma semplicemente il luogo dove la gente abita. E quindi dovrebbe avere scuole migliori, servizi migliori, strade migliori".
Lei dal 2018 è assessore alla Cultura uscente nel III municipio, quello che raggruppa Montesacro ad altri quartieri periferici. In questi anni ha percepito molta indifferenza nei confronti della cultura da parte dei residenti del suo Municipio?
"Per nulla, abbiamo fatto più di duecentocinquanta incontri in tutti gli spazi pubblici del municipio: i giardini, le scuole, gli spazi sociali… Abbiamo portato centinaia di migliaia di persone a ascoltare lezioni aperte, dibattiti, reading. In questi giorni si sta svolgendo un festival nuovo, che si chiama Sòcrates, di libri che parlano di sport. Abbiamo iniziato con Edoardo Albinati che ha fatto una bellissima lezione sulla Lazio, e finiremo con un torneo di biliardino letterario domenica. Anzi, venite a giocare a biliardino, c’è un sacco di gente per cinquanta eventi circa, in cui si parlerà di basket, ciclismo, calcio femminile, atletica, e ovviamente appunto Lazio e Roma, con uno spettacolo di Michele La Ginestra su Agostino Di Bartolomei o la presentazione del libro di Sandro Bonvissuto sulla Roma dello scudetto di Falcao".
Non pensa che gli elettori, laureati oppure no, dovrebbero meritare uguale rispetto e attenzione, visto e considerato che, soprattutto negli ultimi anni, c'è una scarsa fidelizzazione del voto?
"Sono assolutamente d’accordo. Gli elettori non esistono, esistono i cittadini. Credo che le campagne elettorali debbano durare cinque anni e dovrebbero essere semplicemente le cose che i politici fanno durante la loro amministrazione.
Io faccio sempre politica, da assessore o da attivista, da militante o da intellettuale, da volontario o da amministratore. E credo che le persone che votano si rendano conto di chi fa politica solo per pochi mesi e chi tutti i giorni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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