Sulla questione Ucraina il Pd è sempre più in confusione.
Di nuovo, ieri, il gruppo dei Dem si è diviso in tre nel voto sulla risoluzione che chiede «agli alleati della Nato di onorare il loro impegno e di spianare la strada all'invito di adesione all'Alleanza atlantica» di Kiev. Risoluzione approvata a larghissima maggioranza, col sostegno compatto anche del gruppo socialista. Ma sul punto dell'adesione alla Nato il Pd ha deciso ufficialmente di astenersi, finendo per dividersi in tre: Elisabetta Gualmini e Mercedes Bresso hanno votato sì, Irene Tinagli non ha partecipato al voto, Massimiliano Smeriglio ha votato no (insieme ai sovranisti della ultra-destra, stretti alleati della sinistra sulla linea anti-Ucraina e anti-Nato), gli altri si sono astenuti.
Le ragioni dell'astensione non sono chiarissime: «Siamo a favore della integrazione euro-atlantica dell'Ucraina, ma quel paragrafo era scritto male e l'accelerazione era stata probabilmente voluta dai Conservatori, quindi abbiamo preferito non votarlo», spiega confusamente a Huffington Post il capogruppo Brando Benifei. Come dire: siccome la proposta, che pure condividiamo, veniva dal gruppo di cui fa parte anche Meloni, allora non la votiamo.
Il copione è simile a quello di inizio giugno, quando Schlein aveva tentato di far astenere i suoi su Pnrr e armi e il gruppo si era spaccato: «Non è una novità che si dividano - dice l'europarlamentare di Renew Nicola Danti - la vera novità è che siano sempre meno filo-occidentali e sempre più neutralisti».
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