Quando tutto è ormai definito per la nomina di Raffaele Fitto a Commissario europeo, con una mossa dal sapore anti italiano si mette in mezzo Elly Schlein facendo capire che il sostegno del Partito Democratico alla sua candidatura è tutt'altro che sicuro.
Poche ore dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto in vista dell'annuncio atteso per oggi della nuova Commissione europea da parte di Ursula Von der Leyen, la Schlein è intervenuta a Tagadà su La7 affermando: «Il governo italiano «ha diritto a esprimere una candidatura per la Commissione europea. Noi faremo le nostre valutazioni nelle audizioni al Parlamento europeo e guarderemo la proposta complessiva di Ursula von der Leyen».
La segretaria del Pd ha poi aggiunto: «É fondamentale che ci sia un italiano» nella Commissione, «l'Italia ne ha diritto. Sosteniamo da sempre che occorra una delega di peso per il commissario italiano, è chiaro che poi bisogna guardare alla proposta complessiva di Von der Leyen, all'assetto politico, serve un equilibrio politico complessivo». Anche Stefano Bonaccini aveva dichiarato: «Il problema non è Raffaele Fitto ma il tasso di europeismo, se condivide la linea europeista che sostiene come maggioranza parlamentare Ursula von der Leyen. Noi valuteremo, il nostro responso verrà dato dalle risposte alle domande che porremo a Fitto. Vorremo qualcuno che sposi la linea convintamente europeista».
Il sostegno del Pd e del gruppo socialista alla candidatura di Raffaele Fitto non è una questione di poco conto ma è un tassello molto importante visto il funzionamento delle nomine dei commissari europei. Dopo la proposta dei nomi da parte degli Stati membri e la trattativa con la presidenza della Commissione per le deleghe da attribuire ai singoli commissari sono infatti necessari altri passaggi tra cui il voto nelle commissioni competenti all'Europarlamento. È proprio in questa sede che i voti socialisti potrebbero risultare determinanti per la nomina di Raffaele Fitto a Commissario europeo. I soli voti degli europarlamentari del Ppe e dell'Ecr non sarebbero infatti sufficienti e, considerando il parere negativo dei Verdi e del gruppo di The Left, sarebbe necessario allargare il consenso. Sebbene ci siano all'interno del Pd figure di spicco favorevoli alla candidatura di Fitto (su tutte il suo corregionale Antonio Decaro) è evidente che la decisione finale spetti al segretario del partito. Il punto è capire se Elly Schlein vuole anteporre le ragioni del Paese a quelle della parte o viceversa. Non è un mistero infatti che il gruppo socialista chieda a Ursula Von der Leyen maggiore rappresentanza con la nomina del lussemburghese Nicolas Schmit a commissario assegnando la gestione dei fondi degli Affari sociali a un commissario espressione dei socialisti. C'è però un aspetto fondamentale da sottolineare: Raffaele Fitto non sarà il commissario di Fratelli d'Italia o dei conservatori ma dell'Italia.
Un'eventuale bocciatura della sua candidatura rappresenterebbe un enorme danno per i nostri interessi nazionali e il Partito Democratico dovrebbe assumersi la responsabilità di una decisione di questo genere.
Intanto rimane in bilico la delega che otterrà Raffaele Fitto e occorrerà capire se sarà l'economia o se si tratterà invece della coesione come emerge da alcune indiscrezioni, in ogni caso è sempre più certa la vicepresidenza esecutiva della Commissione. Se così fosse si tratterebbe di un successo per il governo ed è forse per questo motivo che il PD rema contro.
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