La pena di morte, dichiarata inammissibile per i cattolici da papa Francesco, ha portato, negli Stati Uniti e in Italia, alcuni docenti universitari e alcuni teologi a parlare di "errore dottrinale" e di "mossa audace e spericolata di un pontificato che era già fuori controllo e che seminava confusione su vasta scala".
Nei giorni scorsi il Santo Padre aveva ordinato di riformulare il numero 2267 del Catechismo nel senso della inammissibilità assoluta della pena capitale e non sono mancate le polemiche. Le più dure sono arrivate dagli Stati Uniti.
Sentiti da LifeSiteNews diversi studiosi hanno criticato la scelta del Pontefice. Un noto teologo, il prof. Peter Kwasniewski, ha definito la nuova dottrina di papa Francesco "la mossa più audace e spericolata di un pontificato che era già fuori controllo e che seminava confusione su vasta scala", sottolineando che solo il Collegio cardinalizio ha il diritto di giudicare se Francesco sia "un eretico formale, cioè pienamente consapevole che ciò che insegna sulla pena di morte è contrario alla dottrina cattolica e si dimostra ostinato nel mantenere la sua posizione nonostante il rimprovero".
Per Kwasniewski "non c'è dubbio, tuttavia, che i vescovi ortodossi della Chiesa cattolica debbano opporsi a questo errore dottrinale e rifiutare di usare l'edizione alterata del Catechismo o qualsiasi materiale catechistico basato su di esso".
Anche il professor Joseph Shaw, dell'Università di Oxford, rilevando che i "catechismi non sono di solito considerati come documenti magistrali di per sé, ma come riassunti sistematici di documenti magistrali", ha dichiarato che "con questo cambiamento di Papa Francesco, il Catechismo della Chiesa Cattolica è diventato meno accurato di prima, dal momento che è chiaro sia dall'insegnamento e dalla pratica della Chiesa per due millenni, sia dal messaggio chiaro e coerente della Scrittura, che la pena capitale non è incompatibile con la dignità del criminale, né con la sua redenzione".
Shaw ha osservato che la modifica fa appello a "circostanze contingenti storiche" come il moderno - e difficilmente universale - sistema penale, le cui considerazioni sono "irrilevanti" per la questione se la pena capitale sia "sempre e ovunque sbagliata".
"Questo sviluppo mette a fuoco l'inquietante questione se i consiglieri teologici del Santo Padre si vedano legati dalle dichiarazioni definitive dei papi del passato, tra cui il famoso resoconto della pena capitale dato da Papa Pio XII", oppure no, ha detto Shaw. "Se non sono legati dai papi del passato, non c'è motivo per cui i futuri papi dovrebbero essere vincolati da questa affermazione, e in effetti l'autorità di Papa Francesco sui cattolici oggi è messa in discussione".
Carl Olsen, redattore del Catholic World Report, si è chiesto quali altre novità ci siano nei desideri di Papa Francesco. "Se questo può essere cambiato - qualcosa che è chiaramente parte almeno del Magistero ordinario della Chiesa - cos'altro può essere modificato o ottimizzato?".
Uno storico della Chiesa, che ha chiesto a LifeSiteNews di rimanere anonimo, ha sostenuto che "quello che Papa Francesco vuole fare è rovesciare il principio che la dottrina cattolica è immutabile, vuole un principio hegeliano di costante cambiamento. Questo è ciò che crede il suo maestro, il cardinale Walter Kasper, e quindi questo cambiamento è un banco di prova".
Citando uno dei dogmi formulati dal Concilio Vaticano I ("se qualcuno dice che è possibile che a un certo momento, dato il progresso della conoscenza, si possa attribuire un senso ai dogmi proposti dalla Chiesa che è diverso da quello che la Chiesa ha capito e capisce: sia anatema") lo storico ha detto a LifeSiteNews che Papa Francesco "sta davvero attaccando questo l'anatema, visto che nel suo nuovo testo parla di una nuova comprensione".
Dura anche la posizione di Michael Sirilla, professore di teologia alla Franciscan University di Steubenville. "La Chiesa insegna in modo definitivo che la pena capitale non è intrinsecamente immorale", ha detto Sirilla.
Le modifiche al Catechismo "sono abbastanza ambigui tanto da evitare di contraddire esplicitamente l'insegnamento definitivo della Chiesa con l’uso del termine inammissibile rispetto alla pena capitale", ha continuato Sirilla, mentre "non dicono che sia intrinsecamente immorale, proprio per evitare di contraddire il precedente insegnamento magisteriale".
Sirilla ha osservato che il cambiamento porterà a confusione i fedeli cattolici, li porterà "a pensare erroneamente che la pena capitale sia intrinsecamente immorale". Mentre, ha detto Sirilla, "ciò di cui abbiamo bisogno ora è un chiaro e preciso chiarimento magisteriale di ciò che esattamente si intende con il termine 'inammissibile' - che non è un termine usato in alcun senso formale dai teologi morali cattolici".
Anche in Italia non sono mancate le polemiche. Il celebre apologeta cattolico Rino Cammilleri ha ricordato che San Giuseppe Cafasso "diceva che quelli che accompagnava al capestro, in qualità di cappellano delle carceri torinesi, erano i suoi ‘santi impiccati’. Infatti, se riusciva a confessarli e comunicarli, andavano subito in Paradiso, avendo espiato con la morte violenta le loro malefatte. L’esempio è illustre: Gesù in croce dice al Buon Ladrone (il quale riconosce come giusta la pena inflittagli) ‘oggi sarai con me in Paradiso’ (Lc 23, 43). Sul tavolo della Congregazione per la Cause dei Santi ci sono due dossier riguardanti due condannati a morte negli anni Cinquanta: uno, francese, ghigliottinato, l’altro uno spagnolo, garrotato".
Più duro è stato il direttore de La Nuova Bussola Quotidiana, Riccardo Cascioli. "Il cambiamento del Catechismo sulla pena di morte darà un grande impulso alla lobby gay nella Chiesa", ha scritto, "si tratta di un ‘chiaro, esplicito esempio contemporaneo di un cambiamento nella dottrina della Chiesa, e anche di come può essere fatto: con un cambiamento del catechismo da parte del Papa’" e, per arrivare al cambiamento, secondo Cascioli, "sono stati necessari decenni di discussioni e dibattiti teologici.
Questo vuol dire che gli attuali dibattiti ecclesiali in chiave Lgbt hanno una grande possibilità di arrivare al medesimo risultato".Cascioli rileva inoltre che "la violazione della dignità umana è l’argomento alla base della condanna della pena di morte; è lo stesso argomento fondamentale su cui si basano le rivendicazioni Lgbt".
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