Chi va in pensione prima prenderà l'assegno dopo

Liquidazione più lontana a chi lascia in anticipo pur avendo i requisiti contributivi: proposta di dilazione di 7 mesi

Chi va in pensione prima prenderà l'assegno dopo
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Le pensioni sono la voce più pesante del bilancio italiano, con una spesa annuale superiore a 340 miliardi. Non è un caso, quindi, che in vista di una manovra da costruire all'interno degli stringenti paletti dell'Unione europea si pensi a come reperire risorse proprio in quest'ambito. L'ipotesi trapelata nelle ultime ore è di un allungamento - per chi va in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne - della finestra mobile dagli attuali tre fino a 7 mesi a partire dal 2025.

Ma quali effetti avrà su chi deciderà di ritirarsi dal lavoro l'anno prossimo? La finestra mobile è il periodo di tempo che intercorre tra la maturazione dei requisiti per andare in pensione e l'effettiva erogazione del primo assegno. Il lavoratore in questo lasso di tempo può scegliere di rimanere a casa, ma senza percepire né lo stipendio né la pensione. Si tratterebbe di uno strumento per contenere la spesa pensionistica e ricavare risorse fresche per alimentare la manovra: difficile quantificare quanto effettivamente sarà il risparmio, ma secondo fonti sindacali consultate dal Giornale potrebbe essere nell'intorno del miliardo.

Tra l'altro non sarebbe una misura nuova, già l'anno scorso il governo aveva agito sull'allungamento delle finestre di accesso alla pensione per chi si congedava dal lavoro attraverso Quota 103 (coloro che vanno in pensione a 62 anni e 41 di contributi): rispetto all'edizione precedente, infatti, l'attesa per il primo accredito dell'Inps era lievitata da tre a sette mesi per i lavoratori privati e da sei a nove mesi per i dipendenti pubblici. Questo aspetto, insieme a un ricalcolo dell'assegno in base al sistema contributivo, ha probabilmente inciso sullo scarso numero di adesioni con l'Inps che ha ricevuto 7mila domande rispetto alle 17mila previste dalla precedente legge di bilancio.

Tornando però alle finestre per l'accesso alla pensione, almeno secondo quanto trapela dalle indiscrezioni, si tratterebbe di estendere quanto fatto per Quota 103 ai pensionandi che raggiungeranno i requisiti per la pensione e decideranno di andarci prima di raggiungere l'età pensionabile di 67 anni. Sulla proposta, però, è forte la contrarietà della Cisl che, in una nota del segretario confederale Ignazio Ganga, ha scritto di «una scelta profondamente sbagliata», ribadendo invece la necessità di un sistema con «criteri stabili e coerenti nel tempo che rimandano alla necessità di riaprire quanto prima il confronto in sede istituzionale».

Un altro modo allo studio del governo per disincentivare l'addio anticipato al lavoro è quello di varare sgravi contributivi e bonus per chi si trattiene di più. Rimane in bilico Quota 103, mentre una conferma pare più probabile sia per quanto riguarda Opzione Donna che per Ape sociale, vale a dire l'anticipo pensionistico per i lavoratori in determinate condizioni di età, disoccupazione o invalidità. C'è poi il capitolo Quota 41, uno dei cavalli di battaglia della Lega. Qui l'interlocuzione nelle stanze del governo è fitta e sarà verosimilmente affrontata nel vertice del 30 agosto tra la premier Giorgia Meloni e i vice premier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Qui il tema potrebbe essere di cercare una mediazione: vale a dire consentire alle persone di andare in pensione con 41 anni di contributi senza limiti di età, tuttavia dovendo affrontare delle robuste penalizzazioni con il pieno ricalcolo al sistema contributivo il che significa avere una pensione commisurata ai contributi effettivamente versati senza considerare le ultime retribuzioni. Secondo alcune indiscrezioni, la Quota 41 allo studio potrebbe prevedere un'ulteriore strettoia: l'aver versato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni di età.

L'idea del governo è consentire flessibilità in uscita a cui affiancare il pilastro della previdenza integrativa: «La nuova proposta di riforma delle pensioni va nella direzione auspicata», è il commento di Paolo Capone,

segretario generale dell'Ugl, il quale ritiene prioritario il tema delle «pensioni di garanzia per i giovani che, a causa di lavori precari e contribuzioni saltuarie, avranno difficoltà a conseguire i requisiti previdenziali».

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