Game, set, match. Indipendentemente da quello che succederà nelle prossime tappe, nella battaglia tra Associazione Rousseau e il Movimento 5 Stelle c'è già un vincitore. E non è Giuseppe Conte (né Beppe Grillo che gli fa da sponsor).
Al centro c'è la figura di Davide Casaleggio, colui che ha ereditato il suo ruolo di primo piano nel Movimento insieme all'azienda da famiglia. Una delle tante anomalie di una formazione politica nata dal basso su spinta del visionario Gianroberto. Il padre veniva considerato la grande "eminenza grigia" dietro a Grillo: nel M5S degli albori, l'allora comico ci metteva la faccia, infiammava gli animi, raccoglieva consensi tanto quanto l'ideologo lavorava nell'ombra, teorizzava la "dittatura" dei mass media e l'uso strumentale della comunicazione.
Quando si è ritrovato nelle mani pure il movimento in molti avevano storto il naso per l'idea di un partito "dinastico". Eppure Davide non era nuovo alla politica, dal momento che era proprio lui il consulente per il web dell'Italia dei Valori e che anche quando il padre era vivo ha sempre lavorato dietro le quinte. Così come dietro le quinte ha lavorato in questi anni, mandando avanti prima i volti noti (Di Maio, Di Battista, Fico) e poi lo stesso Conte. Solo ora è emerso il vero potere che detiene e che ha strappato giorno dopo giorno, da vero stratega, al resto del movimento. Piccole mosse per rendersi indispensabile al futuro del partito.
Ma partiamo dalla fine. L'ultimo siluro è arrivato da un tribunale, quello di Cagliari, che ha respinto il ricorso di Vito Crimi contro la nomina di un curatore speciale dal momento che al posto del Direttorio - come da nuovo Statuto votato su Rousseau - l'ex comico ha imposto l'arrivo dell'"Avvocato del popolo" alla guida del movimento. Una mossa che ha scatenato le ire della base, l'uscita di Alessandro Di Battista, ma soprattutto il divorzio dalla Casaleggio Associati che aveva permesso ai pentastellati di passare da una dimensione iperlocale all'approdo a Palazzo Chigi.
Del resto che la questione della restituzione dei soldi da parte degli eletti fosse solo un casus belli che nasconde altro è ormai palese. Al centro dello scontro c'è altro. Da una parte c'è un movimento che si fa partito e si smarca dall'uno vale uno su cui è stato fondato: come giustificare altrimenti la guida solitaria da parte di una singola persona che non solo è stata imbarcata in corsa, ma non è nemmeno formalmente iscritta al M5S. Dall'altra c'è il figlio di uno dei fondatori, che non ha nessuna intenzione di farsi scivolare dalle mani il controllo di una formazione che ormai ha pedine importanti in tutto il sistema politico ed economico del Paese.
Ed è proprio il secondo che alla fine la spunta. Forte di una tecnologia ormai rodata (quella di Rousseau appunto) e di una mole immensa di dati di cui la stessa associazione è detentrice, Davide Casaleggio sa di aver il coltello dalla parte del manico. "C'è anche la richiesta di riscatto: 450mila euro", fanno notare sul riformista Nicola Biondo e Marco Canestrari.
E non è un caso che siano proprio loro a ben analizzare la vicenda. Si tratta infatti di due ex "big" che le dinamiche interne le conoscono bene: Canestrari fu un dipendente della Casaleggio associati e braccio destro di Gianroberto (e dello stesso Grillo) agli albori del movimento, mentre Biondo è stato responsabile della comunicazione 5S alla Camera fino al 2014. A ragione parlano quindi della nascita di una "azienda-partito" che tiene in ostaggio il "partito-azienda" che ha inventato qualche anno fa.
Si tratta solo dell'epilogo della fumosa "governance" di un movimento basato probabilmente solo a parole sulla famigerata democrazia diretta. Come spesso abbiamo raccontato su queste pagine negli ultimi anni, la distinzione tra la Casaleggio Associati - azienda privata che si occupa di servizi - e formazione politica non è mai stata netta. Dal blog di Grillo a quello delle stelle, dal forum al "sistema operativo" Rousseau, dall'infrastruttura alla proprietà dei dati: tutto fin dall'inizio è stato legato a doppio filo prima direttamente alla società fondata da Gianroberto e poi all'Associazione Rousseau, stratagemma di facciata che mai quei fili li ha tagliati. Basti pensare che alla testa dell'associazione - l'unico titolare dei dati degli iscritti e della piattaforma che governa tutto il movimento - c'erano lo stesso Davide Casaleggio e i suoi fedelissimi. In mano a Beppe Grillo ha lasciato solo il simbolo. Ma anche quello pian piano viene usato solo come bandiera: gli eventi, i congressi e tutte le occasioni in cui si parla agli attivisti c'è il logo di Rousseau.
È in questo contesto che si inserisce la battaglia per la leadership. Casaleggio (e gli attivisti "ortodossi" che si rifanno a Di Battista) sventola lo Statuto votato negli Stati generali e che impone un direttorio, Grillo vuol dar tutto in mano a Conte, dichiarando per il momento ancora valida la carica di Crimi come capo politico. Peccato che - come dicevamo - oggi i giudici di Cagliari abbiano ritenuto valida la tesi di Casaleggio, nominando uno sconosciuto rappresentante legale al posto di Crimi fino a che il M5S non trova un accordo per il direttorio.
Votare di nuovo per incoronare Conte? Impossibile dal momento che l'Associazione Rousseau ha staccato la spina alla piattaforma grillina (e persino cambiato il logo del Blog delle Stelle) impedendo una nuova consultazione. E non ha nessuna intenzione di consegnare i dati degli iscritti se i parlamentari morosi non versano l'obolo (per un totale di 450mila euro, appunto.
Ma cedere o meno al ricatto di Casaleggio non è una questione di principio. Come abbiamo raccontato, infatti, Rousseau non si spegne, ma ha aperto alle altre liste civiche. L'Alternativa (il gruppo formato da ex 5S e capeggiata da Dibba), in primis. Il rischio è quindi che i soldi del "riscatto" vengano usati per creare un concorrente del movimento capace di raccogliere tutti i malumori nella base, togliendo a Conte terreno sotto i piedi. Esattamente - ricordano ancora Canestrari e Biondo - come successe con l'Italia dei Valori, "che, di fatto, finanziò la nascita dello stesso Movimento". E andare avanti con ricorsi su ricorsi, portando la questione in tribunale, di certo svuoterebbe le casse grilline.
Per di più ora l'unico titolato a gestire gli affari dei 5Stelle è Silvio Demurtas, il legale scelto dal tribunale di Cagliari come curatore speciale. "In teoria la procura potrebbe chiedere anche a me di sollecitare Grillo a organizzare la consultazione", dice l'avvocato, "O potrebbe chiedere direttamente a me di fare le convocazioni.
Questo sempre in teoria, vedremo come si svilupperà la questione".Come finirà? Difficile pronosticarlo. Una cosa è certa: chiunque voglia guidare il Movimento 5 Stelle deve fare i conti con Davide Casaleggio: scacco matto a Conte.
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