Perquisito il legale che tentò di avere le carte di Visibilia

Si infittisce il giallo, l'avvocato Guagliani è un tributarista Perché (o per conto di chi) chiese gli atti falsificando le firme?

Perquisito il legale che tentò di avere le carte di Visibilia
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Perquisito, indagato dalla procura, querelato da Daniela Santanchè: sull'avvocato milanese protagonista del «giallo» che ruota intorno al ministro del Turismo e al tentativo di acquisire illegalmente le carte segrete della inchiesta a suo carico della procura di Milano, si stanno concentrando una serie di guai. E insieme ai guai si concentra anche un grosso interrogativo per ora irrisolto: cosa ha spinto l'avvocato a cercare di impadronirsi degli atti dell'indagine, cosa cercava, per conto di chi? Domande cui sta cercando di dare risposta l'indagine della procura di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto Laura Pedio e dal pm Maria Gravina: gli stessi magistrati che indagano sul caso Visibilia e che sono decisi a fare luce anche sul caso nato dalla scoperta - quasi fortuita - del tentativo di incursione del legale.

Venerdì sera, poche ore prima che l'esistenza dell'inchiesta venisse resa nota dal Giornale, la procura è partita all'attacco, mandando la Guardia di finanza a perquisire lo studio del legale. È una mossa che era in agenda da tempo, in attesa della autorizzazione da parte del giudice. Venerdì i pm rompono gli indugi e spediscono le fiamme gialle a fare irruzione nello studio del legale. Vista la delicatezza della vicenda, il pm Gravina assiste direttamente alla perquisizione, insieme - come prevede la legge - a un consigliere dell'Ordine degli avvocati.

E lì, nello studio, anzichè diradarsi il mistero si infittisce. Perché l'avvocato si chiama Danilo Guagliani, ha 48 anni, lo studio è in corso Lodi: non lontano dal tribunale, ma certo non un indirizzo prestigioso. Neanche lo studio lo è, e nemmeno lo è il curriculum di Guagliani, che si presenta come «tributarista», esperto «in ambito di sovraindebitamento». Uno dei tanti avvocati che non se la passano benissimo. Eppure è lui, all'inizio di luglio, nel pieno della bufera giudiziaria e politica scatenata dall'inchiesta su Visibilia, la società fondata dalla Santanchè, a confezionare una richiesta di accesso agli atti, inviata alla Procura accompagnata dalla firma falsa della Santanchè e dalla fotocopia vera della carta d'identità del ministro.

Quella istanza avrebbe messo Guagliani in possesso di documenti che in quel momento neanche la Santanchè aveva a disposizione. Sono i giorni in cui il ministro dichiarava pubblicamente di avere saputo dell'indagine a suo carico solo dalle notizie di stampa. Proprio per quello, come raccontato ieri dal Giornale, il procuratore Marcello Viola e i suoi pm controllano l'istanza con particolare attenzione, si insospettiscono per la firma, la confrontano con le firme autentiche della Santanchè acquisite durante le indagini, e si convincono di essere davanti a un falso tanto clamoroso quanto inquietante. Convocano la Santanchè alle nove di sera, nella Procura deserta. Il ministro trasecola, resta quasi choccata, spiega di non avere mai dato nessun incarico e di non avere mai conosciuto un avvocato di nome Guagliani. Da quel momento, la Procura si rende conto di avere per le mani una rogna potenzialmente esplosiva, un giallo da risolvere assolutamente.

Il nome di Guagliani viene immediatamente iscritto nel registro degli indagati, i reati ipotizzati a suo carico sono falso in atto pubblico e sostituzione di persona. La Santanchè, che dopo averla interrogata la Procura considera «persona offesa» della vicenda, deposita una querela nei confronti dell'avvocato milanese. Non è una mossa insignificante, il ministro parte all'attacco convinta che non può trattarsi di una vicenda di piccolo cabotaggio ma di una manovra politica ai suoi danni, un tentativo - per ora imperscrutabile - di avvelenare ulteriormente il clima intorno alla indagine Visibilia. Durante l'interrogatorio cui viene sottoposta, la reazione più allarmata il ministro la mostra quando apprende che alla istanza di accesso agli atti inviata in Procura da Guagliani c'è la copia della sua carta di identità, quella vera. É un documento che sta sempre nella sua borsetta. O in alcuni atti parlamentari. Da quel momento, la Santanchè si convince che l'operazione ha lei come obiettivo ed ha una matrice tutta politica.

Se così stiano davvero le cose, o se l'incursione illegale negli atti del caso Visibilia abbia una altra spiegazione, questo è quello che dovrà accertare l'indagine della procura milanese.

Di certo c'è che il tentativo dell'avvocato Guagliani aveva quasi tutte le carte in regola per andare a buon fine, proprio perché accompagnato dalla fotocopia originale della carta di identità del ministro. Lo scrupolo dei pm ci ha messo lo zampino. E ora in qualche modo la verità verrà a galla.

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