Persino il leader laburista giudicò inaccettabile la condotta della toga

Il successore di Corbyn, allora Procuratore della Corona, rilevò la faziosità di Esposito

Persino il leader laburista giudicò inaccettabile la condotta della toga

«Sono stati 26 anni di vera e propria persecuzione giudiziaria. Credo che ora l'abbiano capito tutti». È amareggiato, ma anche sollevato, Silvio Berlusconi, ora che sono pubblici documenti audio che sembrano confermare il pregiudizio tra i giudici che lo condannarono per frode fiscale nel 2013. E con Fi chiede una Commissione Parlamentare per «fare chiarezza su quanto è successo».

Con i suoi, ad Arcore, commenta che arrivare ad una corretta ricostruzione del processo Mediaset che ha portato alla sua decadenza dal Senato, «non è un dovere nei miei confronti, ma nei confronti degli elettori, compresi quelli che non votano Fi, e anche nei confronti dei tanti magistrati che svolgono il loro lavoro correttamente». E conferma la linea politica: «Mai accordi con la sinistra»

Fin dall'inizio il suo collegio difensivo ha denunciato alla Corte di Strasburgo il «difetto di imparzialità» e la questione del legittimo impedimento di Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione che pronunciò la condanna definitiva dell'ex premier. «Data l'animosità e l'ostilità predeterminate del giudice Esposito - si legge nel ricorso di 6 anni fa - non vi è dubbio che egli non avrebbe dovuto presiedere il ricorso. La decisione appropriata da prendere per lui sarebbe stata quella di ricusare se stesso e ritirarsi. Le osservazioni formulate dal giudice prima dell'impugnazione dimostravano una parzialità soggettiva, tale da non poter ritenere che egli avesse presieduto l'impugnazione in modo imparziale».

Il legale che firmò il 25 settembre 2014, con Steven Powell, il ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo, Sir Keir Starmer (nel tondo), è da aprile scorso il capo dei laburisti inglesi, grande antagonista del primo ministro conservatore Boris Johnson. Il successore di Corbyn, dunque non certo simpatizzante di Berlusconi per idee politiche, dal 2008 al 2013 è stato direttore della Procura britannica della Corona, corrispondente al nostro Procuratore generale, con mandato su tutte le procure del Regno.

Nella memoria in 84 punti, si descriveva come inaccettabile il comportamento di Esposito, anche alla luce della «considerevole quantità di prove presentate, raccolte tra persone che hanno assistito alla profonda ostilità e pregiudizio del giudice».

I difensori di Berlusconi davanti alla Cedu parlavano di «condotta inappropriata» del magistrato anche riferendosi all'intervista al Mattino, in cui di fatto Esposito anticipò le motivazioni della sentenza - in sostanza: Berlusconi è stato condannato perché sapeva della frode fiscale, non perché non poteva non sapere-, poi smentendo e accusando il giornalista di aver manipolato le sue frasi. «La condotta del giudice - si legge nel testo - non si addiceva ad alcuno nell'ufficio giudiziario, figuriamoci all'alto ufficio giudiziario che ricopriva come presidente, in un caso di tale grandezza e importanza. Essa ha senza dubbio reso iniquo il ricorso del ricorrente dinanzi alla Corte in quanto, in virtù del comportamento del giudice Esposito, il ricorso non è stato accolto da un Tribunale indipendente e imparziale, come richiesto dall'Articolo 6 della Convenzione».

Nel 2018 il leader ottenne la riabilitazione dopo aver scontato la condanna e rinunciò al ricorso, tutto fu archiviato, senza arrivare a una sentenza. Ma adesso, l'audio dello scomparso giudice Amedeo Franco e le testimonianze di altri personaggi, completano un quadro ancor più fosco, gettando discredito sull'intera magistratura, già infangata dal caso Palamara.

I giudici di Strasburgo nel 2015 sarebbero stati informati dell'esistenza di queste registrazioni dai legali del Cavaliere, ma solo a maggio hanno ricevuto i file audio, in una nuova memoria che di fatto riapre il caso sotto i riflettori della giustizia europea.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica