Denunciato dai suoi stessi colleghi: Riccardo Fuzio, il procuratore generale della Cassazione che ha presentato giovedì le sue dimissioni dopo essere stato coinvolto nelle intercettazioni del «caso Palamara» ora è ufficialmente indagato per rivelazione di segreti d'ufficio da parte della Procura di Perugia. Singolare il meccanismo che ha portato all'apertura dell'indagine contro l'alto magistrato: a innescarla non è stata direttamente l'intercettazione della conversazione con Luca Palamara in cui il pg rivelava all'amico dettagli dell'indagine a suo carico, ma la raffica di denunce che magistrati di tutta Italia hanno fatto partire contro Fuzio dopo che le intercettazioni erano finite sui giornali. La confidenza, la contiguità del pg con Palamara (suo compagno di corrente) è parsa intollerabile a molte toghe.
A carico di Palamara, d'altronde, continuano a emergere dettagli incresciosi. Difficile, a questo punto, dire cosa sia più grave. Se per un magistrato sia più indecoroso farsi sistemare la casa dell'amante a spese di un imprenditore; o fare carriera nel sindacato delle toghe avendo come missione precisa quella di andare all'attacco di un politico, scatenando contro di lui tutta la potenza mediatica del partito dei giudici. Luca Palamara per non sbagliare ha fatto sia l'una che l'altra. Faceva mantenere la sua amica da Fabrizio Centofanti, businessman di area renziana, faceva carriera nell'Anm con un bersaglio nel mirino: Silvio Berlusconi.
Le intercettazioni sugli obiettivi politici di Palamara vengono pubblicate ieri dalla Verità e suscitano la comprensibile indignazione di esponenti del centrodestra che vedono confermati in pieno sospetti che si trascinano da anni. Il 10 maggio scorso Palamara racconta a un interlocutore non identificato come si arrivò nel 2008 alla sua nomina a presidente dell'Associazione nazionale magistrati, e in contemporanea a quella di Giuseppe Cascini di Magistratura democratica a segretario della stessa Anm. Fu l'alleanza tra le toghe di sinistra e quelle «centriste» di Unicost (la corrente di Palamara) a portare alla elezione della coppia, emarginando la destra di Magistratura Indipendente: «La mia spinta - dice Palamara - era nata all'epoca con Cascini mettendo da parte Mi perché Berlusconi e lì era chiaro che io dovevo andare contro Berlusconi e Magistratura indipendente non lo aveva fatto». Palamara mantenne la promessa e per tutto il suo mandato mise la battaglia contro il governo Berlusconi al primo posto della sua agenda.
Lo stesso Palamara che tuonava contro l'allora premier è quello che chiedeva e riceveva favori per migliaia di euro. Finora erano emersi i pagamenti da parte di Centofanti del viaggio a Dubai compiuto da Palamara con la sua amante Adele Attisani, e il pm si era giustificato sostenendo di avere chiesto all'amico di anticipare le spese per non utilizzare la propria carta di credito col rischio di farsi scoprire dalla moglie. Ora emerge che Palamara potrebbe avere ottenuto l'intervento di Centofanti anche per spese ben più rilevanti. Le fiamme gialle stanno infatti indagando sui lavori di ristrutturazione della casa romana della Attisani, realizzati da una ditta messa a disposizione proprio da Centofanti. L'importo dei lavori, per circa quarantamila euro, non risulta sia stato pagato.
Una ipotesi degli inquirenti è che sia stato saldato direttamente da Centofanti; l'alternativa è che l'imprenditore abbia messo i costi del cantiere in carico ai lavori che in quello stesso periodo stava compiendo all'interno del palazzo di giustizia di Roma. La casa della Attisani, in tal caso, alla fine l'avrebbe pagata lo Stato.
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