«Olindo e Rosa sono innocenti, il processo è da rifare, ci sono prove nuove che annullano il valore e la forza probatoria» di quelle che hanno condannato i due coniugi. Altro che «relazione di venti pagine», la richiesta di revisione del processo per la Strage di Erba - scovata dall'Adnkronos in esclusiva e presentata dal sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser - è un atto di accusa di sessanta pagine nei confronti di giudici e inquirenti che condannarono la coppia di vicini di casa all'ergastolo per la morte di quattro persone, sulla base di prove inconsistenti e un'indagine su cui si getta «una luce di più di qualche ragionevole sospetto su come è stata condotta», scrive il Pg.
Molte delle questioni sollevate da Tarfusser i lettori del Giornale li conoscono bene perché le scriviamo sin dal 2007. Le confessioni a suo dire sono da considerarsi «false confessioni acquiescenti». Una conclusione fondata «sui più recenti ed avanzati dati scientifici». Anche la macchia di sangue trovata sul battitacco presenta sin da subito molti punti oscuri e ai cronisti che si sono lette veramente le carte sembravano insufficienti a dimostrare che Olindo e Rosa avevano sgozzato Raffaella Castagna, sua madre Paola Galli, il piccolo Youssef Marzouk e la vicina di casa Valeria Cherubini e si fossero dileguati senza essere visti, senza sporcare casa e macchina (tranne una minuscola e invisibile macchia), almeno secondo i Ris.
Anzi, la macchia di sangue della Cherubini «è una prova regina della loro innocenza», scrive Tarfusser, per le sue caratteristiche «inconciliabili come accertato scientificamente con quanto sarebbe lecito attendersi», anche per una repertazione «carente per attendibilità e verificabilità», svolta «a 15 giorni di distanza senza i crismi del caso», sottolinea il Pg che mette in discussione il lavoro svolto sul caso, come denunciato nel nostro libro Il grande abbaglio scritto nel 2008 e come documentato nella potente contro inchiesta da Antonino Monteleone delle Iene, che al Giornale dice: «La sua esperienza in campo internazionale e il suo prestigio devono averlo reso poco influenzabile dalle logiche nostrane di autoconservazione delle decisioni anche le più problematiche - spiega la Iena - avrei l'istinto a fidarmi maggiormente delle sue intuizioni piuttosto di chi si limita, anche tra i colleghi, a riproporre acriticamente le sentenze».
Anche sul riconoscimento del supertestimone Mario Frigerio Tarfusser solleva moltissimi dubbi (già anticipati dal nostro podcast sulla strage disponibile su Youtube): «Il peggioramento della condizione psichica e i deficit cognitivi manifestati da Mario Frigerio nel corso della degenza ospedaliera, le errate tecniche di intervista investigativa dense di numerosissime suggestioni su di lui attuate e la palese violazione di precise e note leggi scientifiche in materia di memoria e di riconoscimento di volti dimostrano in modo incontrovertibile che la memoria riguardante Olindo Romano quale suo aggressore è una falsa memoria e che Mario Frigerio era soggetto inidoneo a rendere valida testimonianza».
Un affondo durissimo, quello del magistrato (che al Giornale non risponde perché risulta ancora fuori Milano), che rischia di far scoppiare un conflitto tra il suo ufficio e il Tribunale e la Procura di Como, il cui operato nelle fasi delle indagini e del processo viene messe pesantemente in discussione, tanto che nelle pieghe della richiesta di revisione contro la condanna «di due innocenti» emergono rilievi penali gravissimi di cui sarebbero accusati sia i carabinieri di Erba che fecero le indagini, sia i pm che hanno sostenuto gli interrogatori dei due coniugi «estorcendo loro la confessione», come si poteva capire grazie a «recenti ricerche scientifiche» ma anche «sulla base di atti già presenti nel fascicolo processuale ma mai valutati», sia l'operato dei tre tribunali, visto che a suo dire «la condanna venne pronunciata in conseguenza anche di falsità in atti o in giudizio». Insomma, ci sarebbe stata una vera e propria frode processuale. «Questa indagine è costellata di elementi che, laddove non del tutto ignorati, non sono mai stati approfonditi come avrebbero dovuto essere», come le altre piste investigative mai battute, «le inspiegabili lacune di giorni, nelle intercettazioni sia ambientali che telefoniche, il mancato esame di possibili testimoni oculari, la distruzione di reperti in violazione di un ordine mantenimento» che avrebbero potuto dimostrare l'innocenza dei due.
Non è escluso che a giorni su questa vicenda venga chiamato in causa il ministero della Giustizia e il Csm per sbrogliare una matassa che va molto al di là dell'eventuale riapertura del processo per la mattanza dell'11 dicembre 2006. A giorni a Brescia verrà presentata anche la richiesta di revisione della difesa. E si annunciano nuove sorprese.
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