La scoperta, da parte di ricercatori dell'Università di Siena - in collaborazione con altri Atenei e Enti nazionali e internazionali - nei siti paleolitici pugliesi, di Grotta Paglicci a Rignano Garganico (Fg) e Grotta Romanelli a Castro (Le), dei resti del «più antico cane italiano», al netto dell'orgoglio nazionale, è molto importante perché potrebbe gettare un po' di luce sul processo che ha portato alla domesticazione del lupo e alla comparsa del cane. I resti fossili sono datati tra 14mila e 20mila anni. Purtroppo, al momento non si conoscono molti altri dettagli. Come l'età alla morte, le dimensioni, la struttura, la posizione al rinvenimento. Tutti elementi che potrebbero concorrere a fornire indizi sulla risposta alla domanda che più ci preme: «che ci faccio io qua?». È questo che tutti ci chiediamo, apprendendo che in Puglia sono state trovate le spoglie mortali «del più antico amico dell'uomo». Aspettiamo di poter leggere Scientific Reports, la rivista su cui sono stati pubblicati gli studi coordinati dall'archeozoologo Francesco Boschin, dell'Università di Siena. Il quale spiega che «i cani più antichi riconosciuti con certezza dagli studiosi di preistoria, provenivano finora da contesti dell'Europa Centrale e Occidentale, datati a circa 16mila anni fa». Ciò che già conoscevamo è la lunghezza dei tempi della paleontologia. A tale proposito, il compianto Paolo Arbanassi (grande paleontologo triestino) la spiegava con l'esempio di una macchina del tempo che viaggi alla velocità di un secolo al secondo. In 20 secondi arriveremmo all'anno primo dell'era volgare, alla nascita di Cristo; in un minuto agli albori della Storia, con la possibilità di visitare l'Egitto predinastico o il regno dei Sumeri. In 5 minuti avremmo percorso 30mila anni, raggiungendo l'Europa dei ghiacciai, popolata di mammuth, orsi cavernicoli, rinoceronti lanosi. Ma, «pur viaggiando alla velocità di un secolo al secondo scriveva Arbanassi - occorrerebbero 100 ore, più di 4 giorni, per incontrare i primi gatti e i primi cani, più di 8 giorni per incontrare i dinosauri (gli ultimi dei quali vissero 70 milioni di anni fa), quasi un mese per coprire i 250 milioni di anni che ci separano dai probabili antenati dei mammiferi».
I fossili pugliesi sono quindi, ad oggi, gli individui più vecchi scoperti nell'area mediterranea e potrebbero rappresentare anche le prime testimonianze in assoluto della comparsa del cane domestico.
La domesticazione si fa risalire all'ultimo massimo glaciale, un periodo di forte crisi ambientale durante cui molte popolazioni animali europee, uomo compreso, cercarono rifugio in alcune regioni, quali ad esempio le penisole dell'Europa meridionale. Secondo Boschin il lupo, predatore sociale non troppo diverso dall'uomo, potrebbe aver individuato il modo per garantirsi la sopravvivenza, sfruttando gli avanzi delle prede dei cacciatori-raccoglitori paleolitici, frequentandone le periferie degli accampamenti. Ci si interroga se la Puglia possa essere stata un centro di domesticazione. A suffragio di tale ipotesi, la somiglianza dei dati genetici del cane proveniente da Grotta Paglicci, datato 14mila anni fa, con un individuo di epoca comparabile, proveniente dal sito tedesco di Bonn-Oberkassel in Germania.
Entrambi discenderebbero da una popolazione comune, più antica, diffusasi in varie parti d'Europa? Cane da caccia o difesa, o animale totemico, dal ruolo simbolico? Nessuno può dirlo con certezza, anche se il ritrovamento di due cani simili geneticamente affini induce a pensare che il cane potrebbe esser stato un elemento di contatto tra le comunità di cacciatori-raccoglitori dell'epoca.
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