Se questa è una miss. Rikkie Valerie Kollé è la donna più bella del suo Paese, i Paesi Bassi. Ma non è donna dalla nascita. È una transgender, per capirci.
Rikkie ha 22 anni, un passato come finalista dell'edizione del 2018 di Holland's Next Top Model, e ha indossato la coroncina e la fascia di miss Paesi Bassi domenica scorsa. Bella, bellissima. Con un vestito rosso mozzafiato. Il sorriso, quello d'ordinanza, a trantadie denti, forse qualcuno in più, ci mancherebbe. La società che organizza il concorso, la Nos, ha postato una foto in cui la giovane sorride radiosa accanto alle altre finaliste (Rikkie ha battuto altre nove bellezze olandesi) e un'altra in cui la vincitrice abbraccia la miss Universo in carica, R'Bonnie Gabriel, che le ha anche inviato sui social un augurio: «Benvenuta nella classe 2023». Insomma, niente di differente rispetto a un qualsiasi concorso di bellezza. Salvo il fatto che i social non solo olandesi ma di tutto il mondo si sono scatenati, dividendosi da chi trova che la rivoluzione trans sia un deciso passo avanti rispetto a una competizioni da molti considerata la quintessenza dello sguardo maschile sulla donna e chi trova invece che l'elezione di una trans a miss costituisca qualcosa di inopportuno se non addirittura inaccettabile.
La Kollé parteciperà grazie allo «scudetto» nazionale della bellezza al concorso di Miss Universo. E non sarà però la prima transgender a concorrere per questo titolo di levatura internazionale. Negli annali del concorso infatti si rileva la partecipazione nel 2018 alla competizione, tenutasi in quell'occasione a Bangkok, in Tailandia, di Angela Ponce, ventisettenne bellezza di Siviglia, in Spagna, che quell'anno vinse il titolo di donna più bella del suo Paese e per questo si guadagnò il diritto di rappresentarlo ai campionati mondiali della bellezza. Va detto che la signora Ponce non fece molta strada nel concorso, fermandosi prima della selezione delle prime venti posizioni, ma si vide dedicare un omaggio speciale da parte dell'organizzazione del concorso. «La mia speranza - disse in quell'occasione la Ponce - è che domani possa vivere in un mondo di eguaglianza per chiunque. Se posso dare questo al mondo non serve che io vinca miss Universo, è sufficiente che io sia qui».
Qualche mese fa era stata salutata con grande giubilo l'innovazione apportata al regolamento di miss Universo da parte degli organizzatori. Prima le regole precisavano che le donne in gara dovevano avere tra i 18 e i 28 anni e non potessero mai essere state sposate né avere avuto figli. Oggi soltanto il limite anagrafico è rimasto in vigore. Una discriminante decisamente anacronistica, che però è stata decisamente «scavalcata a sinistra» dalla partecipazione alla prossima edizione di una candidata che donna lo è diventata con un percorso di consapevolezza e sofferenza e non per il capriccio della biologia. Ancje se non v'è chi non manchi di far notare che è assurdo che fino a ieri non potessero competere mogli e madri mentre transgender sì.
Una polemica che non sfiora Raemke Verdegam, presidente dell'organizzazione olandese Transgender Network, che sottolinea che la storia di Rikkie «dimostra quanto sia importante essere se stessi» e augurandosi che la sua esperienza «possa essere d'ispirazione» per coloro che combattono le discriminazioni a cui sono soggetti in famiglia e nella società.
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