Quel piano dei pasdaran Pd che renderà l'Italia meno sicura

Maggioranza in fibrillazione sul nodo immigrazione. Gli ultrà dell'accoglienza vanno all'attacco. Il Pd vuole lo stralcio dei dl Sicurezza e del memorandum sulla Libia

Quel piano dei pasdaran Pd che renderà l'Italia meno sicura

Mentre continua il braccio di ferro sulla manovra economica, il governo ha un'altra gatta da pelare, ovvero il memorandum sulla Libia. La volontà dell'esecutivo, come spiegato in aula dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è di modificarne i contenuti. Ma in maggioranza non mancano i malpancisti che - oltre a rivedere il patto firmato nel 2017 dall'allora ministro dell'Interno Marco Minniti con le tribù libiche - vogliono cancellare con un tratto di penna i due decreti Sicurezza, simbolo del Viminale leghista. In prima linea è scesa anche Laura Boldrini che, in una intervista a Repubblica, ha minacciato il governo che non voterà il rifinanziamento della Guardia costiera libica, se l'intesa con Tripoli non verrà modificata "radicalmente".

Il fronte è caldissimo. A preoccupare maggiormente il premier Giuseppe Conte è il Memorandum con Tripoli. L'ala più oltranzista dell'esecutivo è pronta a dare battaglia affinché venga modificato "radicalmente". Nelle ultime ore è scesa in campo la Boldrini che ha appunto minacciato di non votare il rifinanziamento della Guardia costiera libica. Per l'ex presidente della Camera, oggi deputata del Partito democratico, l'intesa "non va" perché "non tiene conto di quanto successo nel frattempo". Sventolando i recenti rapporti dell'Onu, accusa il Paese nordafricano di non rispettare i diritti umani e i centri di detenzione di praticare la tortura. "Inoltre - continua - c'è una guerra civile e alcuni membri della Guardia costiera risultano collusi con i trafficanti di uomini. Il quadro di accordi va quindi radicalmente cambiato".

Quello di cui la Boldrini non tiene conto è che l'Italia rischia grosso a stralciare il memorandum. Una presa di posizione così netta lascerebbe uno spazio vuoto a Tripoli con il presidente Fayez Al Sarraj subito pronto a cercare altri partner. E il presidente francese Emmanuel Macron è in pole position per prendere il posto del governo italiano che oggi sostiene le forze governative libiche anche con 300 soldati presenti a Misurata e con un rapporto che permette a Roma di avere l'unica ambasciata di un Paese occidentale operativa a Tripoli. Per l'ex presidente della Camera, come per tutti gli ultrà dell'accoglienza, ora il premier Giuseppe Conte "deve fare sul serio". La parola d'ordine è svuotare i centri di detenzione dove attualmente sono ospitati circa 5mila migranti. "Bisogna organizzare l'evacuazione umanitaria di queste persone verso altri Paesi", conclude la Boldrini che vorrebbe anche togliere alla Guardia costiera libica il ruolo di coordinamento dei soccorsi. Il combinato delle misure, però, porterebbe una nuova ondata di partenze dalle coste libiche e una conseguente recrudescenza degli sbarchi di clandestini nei nostri porti.

Presto i nodi dovranno venire al pettine. Fonti parlamentari fanno sapere all'agenzia LaPresse che già nei prossimi giorni i dem chiederanno l'abolizione, o quantomeno la modifica, dei decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini. "Un punto che - sottolineano - è stabilito nel programma di governo". L'accelerata, però, sarebbe stata decisa nelle stanze del Partito democratico sia come vendetta alla chiusura di Luigi Di Maio all'alleanza in Emilia Romagna sia per spostare il baricentro dell'esecutivo più a sinistra. "Non rassegniamoci alla barbarie", fa eco anche Matteo Orfini chiedendo, oltre alla cancellazione dei decreti Salvini, anche il ripristino delle missioni di salvataggio in mare e l'interruzione immediata di qualsiasi collaborazione con la Guardia costiera libica.

In questa battaglia i piddini potrebbero trovare la sponda del partito di Matteo Renzi, Italia viva, e sarebbe la prima volta dopo la scissione. Il tutto nel segno della discontinuità e dell'anti salvinismo.

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