Gli italiani in Ucraina sono circa 2mila, distribuiti nel Paese, e la Farnesina ha invitato tutti ad andarsene con mezzi commerciali per i venti di guerra. Non solo: «È pronto un piano di emergenza per un'evacuazione con vettori militari se la situazione precipitasse», rivela una fonte qualificata al Giornale. In pratica se in caso di conflitto con Mosca si fermassero i voli civili. «In considerazione dell'attuale situazione, in via precauzionale, si invitano i connazionali a lasciare temporaneamente l'Ucraina con i mezzi commerciali disponibili». L'avviso è stato diramato dall'Unità di crisi della Farnesina nell'ultimo aggiornamento sul sito Viaggiare sicuri. Personale dell'Unità di crisi della Farnesina ha svolto una ricognizione in Ucraina nelle ultime settimane incontrando gli italiani per prepararsi a qualsiasi scenario. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aveva convocato una riunione di coordinamento ieri alle 13. La nostra rappresentanza diplomatica a Kiev «rimane pienamente operativa», ma verrà fatto rientrare il personale non essenziale e i familiari.
Non ha nessuna intenzione di rientrare in Italia l'interprete romano Marco Cirulli, che da 15 anni vive a Kharkiv, in Ucraina, a 30 chilometri dal confine russo. «Sono informato» dell'avviso per il rimpatrio degli italiani, ma «in città non ci sono cambiamenti». Cirulli esclude un ritorno in Italia: «In Ucraina ho la mia famiglia, mia moglie, il lavoro». E sulla minaccia russa osserva che «nessuno ha idea dei loro veri piani. Se sia un bluff, se abbiano reali intenzioni o se vogliano usare una leva per fare pressioni». Dei 2mila connazionali nel Paese, ben 750 sono a Kiev. A Odessa c'è una fiorente comunità e un consigliere del sindaco italiano per i rapporti internazionali. La città ha un'impronta architettonica italiana. La maggioranza dei connazionali sono anziani che si sono spostate in Ucraina per una vita meno costosa e la possibilità di un'assistenza attraverso le badanti. Però ci sono anche imprenditori, manager di alberghi, italiani impegnati nel campo delle costruzioni e nel settore informatico. Oltre a cuochi di successo come Salvatore Leo, originario della provincia di Salerno in Ucraina da 13 anni. L'Osteria «Il Tartufo» di Kharkiv, vicino al confine russo, è frequentata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che era a cena venerdì sera. «Ha mangiato poco. Qualche capasanta, un po' di pesce, le quaglie» racconta, ma è impossibile capire cosa bolle in pentola. Leo si è registrato sul sito dovesiamonelmondo.it, come ha consigliato l'ambasciata italiana. Il sistema individua anche la posizione satellitare dell'abitazione per un'eventuale evacuazione di emergenza e serve per comunicazioni immediate sul telefonino. Un'app dell'Unità di crisi permette di individuare anche da Roma il connazionale in Ucraina fino a quando funziona internet.
Nel Donbass, la regione separatista in mano ai filo russi, ci sono meno di venti connazionali. Il grosso è a Kiev, Kharkiv, Odessa e nell'ovest del Paese, più nazionalista. «La comunità italiana è ben inserita e ha agganci in tutta l'area slava, pure a Mosca. I connazionali sono in ottimi rapporti sia con gli ucraini che con i russi», spiega la fonte. «Una notizia scioccante, mi sembra di essere tornato indietro di 80 anni. Siamo in guerra». Queste le parole dell'imprenditore italiano Alberto De Marco, che da sei anni vive e lavora a Kiev dove si occupa di cooperazione finanziaria internazionale e business design. «Partirò e rientrerò in Italia per una decina di giorni», spiega. De Marco è deciso «a tornare se i russi arrivano a Kiev.
Nella capitale ho la mia società, i miei beni, la fidanzata, gli amici». L'imprenditore ha ricevuto la brochure del ministero degli Interni ucraino con le istruzioni in caso di guerra, «ma non mi aspettavo di dovermi trasferire di punto in bianco».
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