Il piano di pace di Trump: "Negoziato o basta armi" e confini attuali congelati

L'idea del tycoon per fermare la guerra se eletto. Mosca apre, gelo di Kiev: "Si rispetti il diritto"

Il piano di pace di Trump: "Negoziato o basta armi" e confini attuali congelati
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Costringere l'Ucraina a sedersi al tavolo delle trattative, con la minaccia di uno stop completo agli aiuti militari Usa. Allo stesso tempo, minacciare Vladimir Putin di armare l'Ucraina fino ai denti per vincere la guerra, se Mosca non accetterà di negoziare. Sono i punti principali del piano che due importanti consiglieri di Donald Trump hanno messo a punto per porre fine alla guerra, in caso di vittoria del tycoon nelle elezioni presidenziali del 5 novembre. Il piano, ha rivelato la Reuters, è stato presentato a Trump, che lo avrebbe valutato in maniera favorevole.

Secondo lo schema messo a punto dall'ex generale Keith Kellogg e da Fred Fleitz, entrambi ex capi dello staff del Consiglio per la Sicurezza nazionale durante la presidenza Trump, il cessate il fuoco tra Mosca e Kiev congelerebbe le attuali linee del fronte. Inoltre, l'adesione dell'Ucraina alla Nato verrebbe rinviata per un tempo indefinito, anche se Kiev potrebbe contare sul sostegno militare Usa come garanzia da future aggressioni russe. Un completo ribaltamento della dottrina degli aiuti militari all'Ucraina «per tutto il tempo necessario» finora seguita dall'Amministrazione Biden e dagli alleati europei, Italia compresa.

Al di là di aspetti già noti - il piano di Kellog e Fleitz venne pubblicato l'11 aprile sul sito del think-tank trumpiano «America First Policy Institute» - è la prima volta che il nome dell'aspirante (e possibile) futuro presidente viene accostato in maniera così dettagliata ad un'iniziativa per la fine del conflitto.

Diverse le reazioni. Innanzitutto, quella di Trump, secondo le parole di uno degli ideatori del piano. «Siamo felici della risposta che abbiamo ricevuto», ha riferito Fleitz. Più cauto il portavoce della campagna di Trump, Steven Cheung, che ha chiarito che solamente le dichiarazioni del tycoon o di membri autorizzati del suo staff debbano essere ritenute ufficiali. Ma c'è sicuramente, in questa parziale presa di distanze, un aspetto tattico. Giovedì, andrà in scena l'atteso duello televisivo con Joe Biden e la questione dell'Ucraina verrà sicuramente sollevata durante il dibattito. Trump non potrà limitarsi a ripetere, «metterò fine alla guerra in 24 ore», senza argomentare in che modo. La scelta di uscire allo scoperto alla vigilia del match con Biden, e nel giorno in cui Kiev avvia i colloqui con Bruxelles per l'ingresso nella Ue, è un modo per tastare il terreno e valutare le reazioni. La risposta di Kiev non è tardata.

Per il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, accettare un cessate il fuoco che congeli la situazione sul terreno sarebbe «strano», visto che la Russia ha invaso l'Ucraina: «Ci può essere solo una pace giusta e basata sul diritto internazionale», le sue parole. Decisamente più possibilista la reazione di Mosca a una proposta che, di fatto, accoglie molte delle richieste ripetute da Putin nelle ultime settimane. «Il valore di ogni piano sta nelle sfumature e nel prendere in considerazione la reale situazione sul terreno. Rimaniamo aperti ai negoziati», ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

La Casa Bianca, attraverso la portavoce

Adrienne Watson, ha invece ribadito che «qualsiasi decisione sui negoziati spetta all'Ucraina». Ne sapremo qualcosa di più giovedì, quando sarà probabilmente lo stesso Trump ad uscire allo scoperto nel confronto con Biden.

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