Il piano di Renzi: un premio per governare senza alleati

La legge elettorale più adatta? L'Italicum nell'ultima versione. Il "bonus" non andrebbe più alla coalizione ma al partito più votato

Il piano di Renzi: un premio per governare senza alleati

La mossa del premier - che sostanzialmente rimette in discussione il Patto del Nazareno - agita la giornata parlamentare e fa scattare la guerra delle simulazioni elettorali, sia pure in un labirinto di variabili tecniche e politiche ancora irrisolte. Il presupposto è che Renzi si sente forte e punta a sbancare, a raggiungere se non il 51% qualcosa di molto simile. Una sorta di miraggio plebiscitario ancor più che maggioritario, per il quale la legge elettorale potrebbe rappresentare il trampolino perfetto verso l'assoluto controllo delle Camere.

La prima ipotesi è quella che vedrebbe il Paese recarsi alle urne con il Consultellum, ovvero il sistema elettorale «autogeneratosi» dalle modifiche imposte dalla Corte Costituzionale al Porcellum: in sostanza un proporzionale con soglia di sbarramento al 4%. Se l'accelerazione dovesse concretizzarsi già nella prossima primavera sarebbe altamente probabile l'adozione di questo modello. Naturalmente per immaginare la composizione delle future Camere bisogna ragionare su un sondaggio. Il più recente è quello pubblicato ieri dall'Istituto Piepoli secondo cui il Pd è dato in crescita di mezzo punto come pure la Lega Nord, mentre calano nella stessa misura sia Fi che M5S. Più nel dettaglio, il Pd sarebbe al 41%; Sel al 3%; Forza Italia al 14,5%; Ncd-Udc al 3%; Fdi-An al 3,0%; la Lega all'8%; M5S al 21%.

Ebbene con questi numeri il Pd potrebbe conquistare alla Camera circa 270 seggi, i grillini si attesterebbero sui 140 seggi, Forza Italia starebbe sui 110; la Lega sui 44; Ncd-Udc sui 20. Più complesso calcolare il possibile esito al Senato. Gli sbarramenti, però, potrebbero favorire il Pd che incasserebbe un maggior numero di seggi qualora i «piccoli» venissero esclusi e potrebbe strappare la maggioranza sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, tanto più se riuscisse a incrementare di qualche punto (a quota 44-46%) la propria percentuale attuale.

Il «Consultellum», peraltro, rappresenterebbe per Matteo Renzi l'opzione più rischiosa. L'«Italicum» - sia nella versione attuale con il premio di maggioranza alla coalizione, sia nella versione con premio alla lista - porterebbe un valore aggiunto tutt'altro che trascurabile al partito del premier. Dando per scontato che il Partito democratico si aggiudichi il «premio», oggi strapperebbe il massimo: 340 seggi; Forza Italia si attesterebbe attorno ai 106 seggi; i grillini prenderebbero qualcosa di più; Udc-Ncd circa 15 seggi (anche se al momento attuale difficilmente supererebbero la soglia); la Lega sui 30-35. Bisogna ricordare che l'«Italicum» è una legge valida solo per definire la composizione dell'aula di Montecitorio, quindi presuppone il completamento dell'iter per la «trasformazione» del Senato in camera non eletta. Sotto traccia c'è anche una terza ipotesi che ricorre nei discorsi dell'«inner circle» renziano: quella di un clamoroso ritorno al Mattarellum.

«Con quel sistema potremmo rieleggere tutti i deputati uscenti, avere una riserva per gli alleati e dire agli eletti di presentarci un amico da fare eleggere» scherza un deputato renziano. I numeri del Partito democratico, infatti, potrebbero toccare quota 500. A quel punto per l'opposizione resterebbe solo una riserva indiana, una «ridotta» da dividere tra Forza Italia, M5S e Lega.

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