Il nuovo patto sui migranti dell'Unione europea è un mezzo bidone, che non accoglie la richiesta del governo italiano sul ricollocamento automatico fra i paesi membri. Al contrario si inventa un pateracchio di alternative, che difficilmente funzioneranno evitando di trasformare l'Italia nel campo profughi d'Europa.
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha sottolineato in un discorso di appena 4 minuti, che il punto non è più «se i paesi dell'Ue mostreranno solidarietà, ma come la mostreranno». In pratica i 27 stati potranno scegliere se ricollocare solo i richiedenti asilo in percentuali legati al proprio Pil e popolazione. Oppure possono prendersi gli irregolari per rimpatriarli, ma è ovvio che non lo farà nessuno. L'altra opzione è pagare i rimpatri. Però, nel frattempo, chi dovrebbe venire rimandato a casa si piazza nel paese d'arrivo. L'imposizione di decidere il rimpatrio in 12 settimane e realizzarlo in 8 mesi risulta utopistica. Il costo del «rimborso» si aggira sui 10mila a migrante illegale.
Poi c'è un'ulteriore possibilità, che andrà per la maggiore, ovvero inviare un contributo finanziario o di altro genere, come guardie di frontiera ai paesi sotto stress, che sono soprattutto Grecia, Malta e Italia. E per rimandare a casa gli illegali l'Unione europea e suoi Stati membri «agiranno in unità utilizzando un'ampia gamma di strumenti per sostenere la cooperazione con i Paesi terzi in materia di rimpatri».
Il piano di 343 pagine è stato presentato dal vicepresidente Ue, Margaritis Schinas e dalla commissaria Ylva Johansson. Il nuovo Patto prevede anche controlli obbligatori in tutti i punti di accesso all'Unione europea. Fra le misure previste, ma in realtà già in atto, «un controllo sanitario e di sicurezza, rilevamento delle impronte digitali e registrazione nella banca dati Eurodac». Il tutto dovrà avvenire in un massimo di cinque giorni e se un migrante «ha collegamenti in un altro Stato membro, perché ha fratelli o ci ha lavorato e studiato, quel paese sarà responsabile della domanda» ha spiegato Johansson.
«Il patto è un importante passo verso una politica migratoria davvero europea. Serve certezza su rimpatri e redistribuzione: i Paesi di arrivo non possono gestire da soli i flussi a nome dell'Europa», ha scritto su twitter il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
«La Commissione Ue l'ha presentata come svolta epocale per la politica migratoria e dell'asilo, ma per essere onesti puzza tanto di fregatura», commenta l'europarlamentare Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia. E aggiunge: «Se è vero che i migranti che hanno scarsa possibilità di ottenere la protezione internazionale resteranno nel paese di primo ingresso nella prospettiva di essere rimpatriati, allora prepariamoci a vedere l'Italia trasformarsi in un immenso campo profughi a cielo aperto».
Il patto, se verrà approvato dai parlamenti degli stati membri, dovrebbe superare l'accordo di Dublino a cominciare dalla famigerata responsabilità del primo paese d'arrivo del migrante.
Nel frattempo la nave dei talebani tedeschi dell'accoglienza Alan Kurdi, che sperava di attraccare da noi, si sta dirigendo verso Marsiglia, dove il sindaco, Benoit Payan, ha annunciato di volere accogliere i 125
migranti ancora a bordo. Peccato che il ministero dell'Interno francese abbia intimato all'Italia «di rispondere favorevolmente alla richiesta formulata dall'Ong di attraccare nel porto sicuro più vicino», ovvero Lampedusa.
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