Jacopo Granzotto
Si sono inginocchiati e, commossi, hanno baciato il terreno. Dopo 42 anni di carcere sono tornati liberi. Quarantadue anni trascorsi in galera per un omicidio che non hanno commesso. Storia incredibile. Colpa dei loro avvocati d'ufficio che non si erano preoccupati di fornire prove e testimonianze credibili.
La vicenda è quella di Clifford Williams Jr. e del nipote Hubert Nathan Myers. Avevano rispettivamente 34 e 18 anni nel maggio del 1976. I due stavano partecipando a una festa di compleanno a Jacksonville, in Florida. In un appartamento accanto, una donna viene uccisa, un'altra ferita gravemente. Passano tre ore e i due vengono ammanettati: è Nina Mashall, la sopravvissuta alla sparatoria, a identificarli come coloro che hanno aperto il fuoco contro di lei e la sua amica, Jeanette Williams, che muore quella notte in ospedale. I due si difendono, raccontano appunto di essere stati a una festa, ma nessuno conferma il loro alibi. Al processo vengono condannati all'ergastolo: avrebbero ucciso per motivi legati a dei debiti di droga. La sentenza è il carcere a vita per entrambi. Un verdetto che si basava solo sulla testimonianza dell'unica sopravvissuta, visto che nessuna traccia riconduceva effettivamente i due uomini al delitto. Nel 2001 lei muore. I due, tramite avvocati, si rivolgono alla «Conviction Integrity Review Unit», uno speciale ufficio della procura che si occupa di analizzare i possibili errori giudiziari. E il contatto sortisce qualche effetto. La faccenda va per le lunghe ma tutto sommato si risolve in tempo utile, soprattutto per l'anziano zio. E così, dopo 42 anni passati in prigione, Clifford e il nipote, che oggi hanno 76 e 61 anni, sono stati rilasciati. Secondo quanto prevede la legge della Florida in questi casi coloro che vengono ingiustamente incarcerati hanno diritto a un risarcimento da 50mila dollari a due milioni, se come nel caso di entrambi non ci sono precedenti. Quando Nathan Myers è uscito di galera quasi non ci credeva: «Sono nervoso perché mi sento come se fossi ancora rinchiuso». Per il 76enne Clifford Williams «la cosa più straziante di essere dietro le sbarre è di non riuscire a connettersi con le persone care e, soprattutto, a coloro che non ci sono più. Mia madre è morta mentre ero nel braccio della morte».
In Italia abbiamo avuto una storia simile. Giuseppe Gulotta fu condannato per una strage che non aveva mai commesso e passò in carcere 22 anni. Per questo chiese un risarcimento di 66 milioni di euro. L'uomo, che ora ha 61 anni, fu accusato dell'omicidio di due giovani carabinieri della caserma di Alcamo Marina avvenuto il 26 gennaio 1976.
Arrestato e condannato all'ergastolo, quando aveva 18 anni, venne assolto dalla Corte d'appello di Reggio Calabria, dopo una lunga serie di processi e una vita passata dietro le sbarre. Era stato risarcito per l'ingiusta detenzione con 6,5 milioni di euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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