Non abbiamo le palle. Siamo in «guerra» contro un nemico invisibile e per un pugno di morti forse legati ad un vaccino e forse no blocchiamo tutto. Le oltre 100mila vittime del Covid fino ad oggi gridano vendetta. Nella «guerra» contro il virus, come in quelle vere combattiamo sempre a metà, quasi con timore e alle prime perdite ci sorge il dubbio che sia meglio fermarsi o battere in ritirata. In Irak abbiamo ancora i caccia, ma devono scattare solo foto e non bombardare. Per non parlare delle operazioni in Siria, contro i terroristi, che gli alleati più tosti fanno e noi no. Quando il gioco si fa duro spunta sempre un'Italietta un po' pavida e furbesca, che mette le mani avanti e si tira indietro. L'Europa comunitaria sembra non essere da meno con vari governi che ordinano lo stop ad Astrazeneca per una trentina di morti in tutto. Un danno enorme alla credibilità del piano vaccinale, come se in battaglia il comandate ordinasse di avanzare, ma se ci sparano addosso facciamo dietro front. La verità è che non siamo più capaci, complice la decadenza dei valori, di sopportare il peso del sangue che ogni «guerra» visibile o meno comporta come dimostrano i 100mila morti del virus. I reparti da sbarco della prima ondata in Normandia subirono in mezz'ora il 41% di perdite (nel D-day sono stati oltre 10mila i morti e feriti alleati). Fino a quando il virus pesca a caso pensiamo sempre che non toccherà a noi. Però se per il vaccino, che dobbiamo fare tutti, ci sono 6 morti, forse correlati, ce la facciamo addosso e caliamo le braghe complice la mobilitazione delle procure e dei media che alimentano il panico. Non siamo più in grado di accettare il sacrificio per la comunità, la Patria nazionale ed europea. Gli inglesi che usano soprattutto Astrazeneca hanno avuto ben più casi dell'Italia (39), ma facendo leva sul patriottismo non si sono fermati e stanno uscendo dal tunnel. Il presidente Usa neppure si sogna di inceppare la macchina da «guerra» vaccinale per qualche reazione avversa su milioni con l'obiettivo dell'immunità il 4 luglio. L'Europa e l'Italia si paralizzano instillando il dubbio nelle popolazioni, che non sparirà se fra qualche giorno verrà annunciato che è tutto a posto. «In battaglia rimanere a metà del guado vuol dire annegare» ha confidato al Giornale un militare impegnato sul fronte della lotta al nemico invisibile.
La vaccinazione di massa è la nostra linea del Piave e non sono previste ritirate. Sul Piave sono caduti, in una decina di giorni, in 90mila per salvare la Patria, poco meno delle vittime del Covid in un anno, non un pugno di vaccinati.
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