In piazza M5S, forconi e no vax. Di Maio: "Veglia contro il Rosatellum"

Proteste contro l'approvazione del Rosatellum bis. Il popolo 5 Stelle in piazza. Di Battista richiama il fascismo. E Di Maio fa la veglia contro la legge

In piazza M5S, forconi e no vax. Di Maio: "Veglia contro il Rosatellum"

Più che una piazza, un caos. E un insieme di anime. I grillini soprattutto, ma non solo. Anche i forconi e i no vax. Tutti contro il Rosatellum bis. Davanti a Montecitorio sono in tanti e, anche se gli organizzatori non danno numeri ufficiali, alla fine c'è chi parla di 1.500 persone. "Sono sicuro, dopo una piazza come questa, che li manderete tutti a casa alle prossime elezioni politiche", incita Luigi Di Maio che, parlando dal palco, lancia l'idea di "una veglia" contro l'approvazione della nuova legge elettorale.

Il presidio continuerà domani (dalle 13). È Di Maio ad annunciare che ci sarà anche una veglia in concomitanza con il voto finale dell'aula della Camera sul Rosatellum bis. Domani nella Capitale arriverà anche Beppe Grillo che potrebbe fare capolino in piazza. "Anche se forse - spiegano in ambienti vicini al M5S - è più probabile che si limiti ad andare in tribuna per assistere al voto finale". In ogni caso, la battaglia di piazza di M5S non si ferma e quando la riforma elettorale approderà al Senato, i grillini torneranno a manifestare insieme al loro popolo davanti a Palazzo Madama. In piazza ci sono anche i no vax, i sindacati di polizia e i seguaci dell'ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, quelli che ieri avevano fischiato Alessandro Di Battista. Ma a predominare sono i grillini cpm le loro bandiere.

Nel corso del pomeriggio i parlamentari pentastellati sono intervenuti a staffetta sul camioncino-palco. Dalla piazza sono risuonati i consueti slogan "Onestà, onestà!", "Tutti a casa!" e "Fuori la mafia dalle istituzioni". Di Maio, Di Battista e Roberto Fico sono usciti insieme dall'ingresso principale di Montecitorio. Un'immagine costruita ad hoc nel tentativo di provare a restituire l'idea di unità ritrovata tra le due anime del Movimento dopo le tensioni di Rimini che avevano segnato la distanza tra cosiddetti ortodossi e pragmatici. Il primo a parlare è stato Fico che ha invitato la folla a non fischiare quando viene pronunciato il nome di Sergio Mattarella ricordando la "natura pacifica e gandhiana del Movimento". "Qualsiasi porcata uscirà da qui - ha detto convinto -non fermerà il cambiamento".

Nel suo discorso Di Battista ha attaccato quello che definisce il "fascismo del presente" con "la nomina dei parlamentari che rispondono alle lobby dei partiti che li nomina". "Sulla legge elettorale - ha, poi concluso - non si può intralciare la discussione con la fiducia. È come comprarsi l'arbitro a calcio". Duro anche l'intervento di Di Maio che ha definito "antidemocratica" la fiducia sulla legge elettorale.

"Potrete dire ai vostri figli e ai vostri nipoti noi c'eravamo quando hanno cercato di rubarci la democrazia - ha concluso - non la sottovalutate questa cosa: dire 'io c'ero' nel momento in cui tutti i partiti si stavano mettendo d'accordo per rubarci il diritto di scegliere il candidato da mettere in Parlamento. E la battaglia non finisce qui".

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