Pier Silvio allontana la politica ma blinda il governo Meloni

L'ad di Mediaset ricorda il padre: "Nessuno potrà mai sostituirlo". E smentisce la discesa in campo per 3 motivi

Pier Silvio allontana la politica ma blinda il governo Meloni
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Ora che Silvio Berlusconi non c'è più, esce dall'ombra il figlio maggiore e, nel primo incontro pubblico dopo il funerale del padre, parla di tutto, dal partito alla tv, dalla famiglia all'azienda. Piersilvio non scenderà in politica e giura che Mediaset non è in vendita; ha «un buon rapporto» con Giorgia Meloni e il suo governo garantisce stabilità con Forza Italia come baricentro; su Rete 4 porta Bianca Berlinguer e Myrta Merlino sostituirà Barbara d'Urso a Pomeriggio 5; Mediaset si aggiudica anche Checco Zalone e Luciana Litizzetto, mentre Fiorello resta un sogno e Fabio Fazio è «troppo caro».

L'occasione per dare tante notizie in un colpo solo è la presentazione dei programmi tv autunnali di Mediaset, in una serata presentata da Jerry Scotti, tra omaggio al Cavaliere e spettacolo. «Chi sostituirà mio padre? Nessuno mai», dice Pier Silvio. Nemmeno un mese dalla scomparsa del padre, e l'ad di Mediaset si commuove di fronte al video-collage sull'avventura di Silvio come imprenditore e politico. Tira un bacio al cielo: «Ti amo, papà». Poi confessa: «Più passano i giorni, più la mancanza è enorme».

Il 12 giugno ha segnato una svolta, anche per lui. Subito dopo, «qualcosa a livello emotivo si è mosso: ho pensato che il suo rapporto con gli italiani e con l'Italia, fatto di amore e di libertà, è un lascito che deve vivere, peraltro io ho 54 anni, mio padre ne aveva 58 quando è sceso in politica». Ora, però, non ci sono le condizioni che convinsero Silvio ad entrare in campo. Elenca 3 ragioni: «La prima è personale: penso che la politica sia un mestiere serio che si studia e soprattutto si impara facendo esperienza. Il secondo motivo è che non sarebbe giusto lasciare le cose a metà: Mediaset sta attraversando un momento importantissimo di sviluppo, quindi ritengo di dover rimanere a fare il mio mestiere. Terzo: non va dimenticato il perché si fanno le cose e che una persona debba scendere in politica per dare un servizio agli italiani: oggi non c'è nessuna emergenza e c'è un governo votato dagli elettori che sta facendo il suo meglio». Il figlio del fondatore di Fi si fida della Meloni, che conosce «da molti anni, è una persona che stimo, giovane e decisa». Il partito azzurro, dice, deve «garantire stabilità al governo e oggi c'è un governo con sufficiente stabilità per andare avanti».

Pier Silvio vuole dimostrare chi è e che ha grandi programmi. La figura del Cavaliere è motivo di orgoglio ma è anche ingombrante, a lui non piace «la parola emulazione» e ha imparato «che non dovevo essere come mio padre, soprattutto nel lavoro». Ora rimane la famiglia. «C'è compattezza - dice - voglio un bene enorme a mia sorella Marina e voglio un bene enorme ai miei tre fratelli, Barbara, Eleonora e Luigi». Tra di loro «non si è mai parlato di cessione di Mediaset». Con Vivendi, i rapporti «sono normalissimi, con un socio che è finanziario ma silente, sono cordiali rapporti che nulla c'entrano con il lavoro». Smentisce che Villa San Martino diventerà un memoriale dedicato all'ex premier. «È un'ipotesi completamente inventata».

Ma il discorso di Pier Silvio è sulle novità a Mediaset. È «molto felice» dell'arrivo della Berlinguer su Rete4, si è occupato personalmente della trattativa: «Si è instaurato tra noi un rapporto vero, di fiducia. Farà crescere il peso della nostra rete dedicata all'informazione». Il suo programma si alternerà a quello di Nicola Porro e nel weekend di Augusto Minzolini. L'arrivo della figlia di Enrico Berlinguer, una biografia tutta a sinistra, Pier Silvio lo spiega così: «Vogliamo parlare nella maniera più trasversale possibile a tutto il pubblico». Disse del progetto al padre «in uno degli ultimi pranzi: ha alzato il sopracciglio e non ha detto niente».

Quanto all'arrivo della Merlino da La7, tanti ringraziamenti alla «professionista» D'Urso, che voleva un rinnovo di contratto con la garanzia di un prime time per almeno 2 anni. «Queste garanzie non le diamo più. Un po' di discontinuità dopo tanti anni farà bene a tutti».

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