Pillola gratuita, fronte del no "Già quest'Italia non fa figli"

Polemiche da Fratelli d'Italia e dalle associazioni pro vita. Il Moige: "Scelta discriminatoria per le famiglie"

Pillola gratuita, fronte del no "Già quest'Italia non fa figli"

La decisione dell'Agenzia italiana del farmaco di rendere gratuita per le donne di ogni età la pillola contraccettiva continua a suscitare forti critiche. Soprattutto per la tempistica dell'annuncio, che riporta le lancette indietro di trent'anni dal momento che l'anticoncezionale orale fino al '93 veniva distribuito gratuitamente nei consultori.

La notizia del ritorno alla gratuità dell'anticoncezionale orale per tutte le donne arriva nel momento più teso del dibattito sull'allarme denatalità. Fenomeno quest'ultimo che, secondo gli analisti, ha raggiunto livelli poco rassicuranti. Nel nostro Paese, infatti, nel 2022 sono nati meno di 400mila bambini (alla fine della Seconda guerra mondiale ne nascevano circa un milione l'anno).

Tanti i movimenti e le associazioni di ispirazione cattolica che rilevano questa «contraddizione»: da un lato l'allarme sociale di una denatalità preoccupante e dall'altro una estesa campagna per favorire la contraccezione orale. «Oggi abbiamo una priorità ed è che ogni risorsa disponibile dello Stato venga apposta per favorire la natalità e sostenere la famiglia - spiega la senatrice di Fratelli d'Italia, Lavinia Mennuni -. La decisione di stanziare 140 milioni di euro annui per la contraccezione gratuita, assunta dai vertici in scadenza dell'Aifa in maniera unilaterale, non può essere accettata. Giova ricordare peraltro che anche per i tagli alla sanità posti in essere dai precedenti governi vi sono altre priorità socio sanitarie di maggiore rilievo ove indirizzare le risorse pubbliche».

Sulla stessa lunghezza d'onda Antonio Affinita, direttore del Moige (Movimento italiano genitori). «L'Aifa discrimina chi fa figli - spiega -, pensiamo agli esami diagnostici e ai medicinali per le patologie dell'infanzia che vanno pagati. È una scelta discriminatoria che aiuta chi non vuole avere figli ma si dimentica delle famiglie. Noi vogliamo quindi eguale gratuità per le spese diagnostiche e terapeutiche per i figli, ci sembra una richiesta più che legittima, mai come oggi, quando la denatalità rappresenta ormai una vera emergenza nazionale».

Va, invece, ben oltre il tema della natalità la critica avanzata dai responsabili di Pro Vita. «Non c'è nulla di più pericoloso per la salute delle donne che banalizzare temi che impattano sulla loro pelle, come aborto, contraccezione, gender e prostituzione - afferma Maria Rachele Ruiu, del direttivo di Pro Vita - In questo quadro è altrettanto grave e pericolosa la decisione dell'Aifa di rendere la pillola anticoncezionale gratuita». «Come è possibile conciliare la pillola contraccettiva 'libera e gratuità - si domanda Ruiu - come panacea di tutti i mali, senza sottolineare i gravi effetti collaterali fisici e psicologici che possono portare fino a depressione e istinti suicidi?»

Alle obiezioni di Pro Vita risponde Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici. Anche quando l'iter per la gratuità della pillola anticoncezionale sarà completato nell'ambito dell'Aifa, «resterà l'obbligo della prescrizione medica», spiega Anelli. È infatti «opportuno che il medico scelga il principio attivo ormonale da prescrivere, sulla base delle caratteristiche della donna».

La «liberalizzazione» annunciata deve essere però in settimana ratificata dal cda dell'Aifa. Inoltre la distribuzione del contraccettivo orale avverrebbe esclusivamente nelle strutture sanitarie pubbliche. La distribuzione intanto è già operativa nei consultori di cinque regioni e di una provincia autonoma. Si tratta di Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Puglia e Provincia autonoma di Trento.

A salutare con favore la decisione dell'Aifa i partiti e movimenti di sinistra.

Dal Pd all'allenza Verdi e Sinistra, in molti parlano di un passo in avanti per favorire l'autodeterminazione della donna. Invece di contrastare i motivi sociali per cui le donne non fanno figli, suggeriscono, «si boicottano i mezzi che permettono loro di difendersi da tali motivi».

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