Milano - Massimo Cacciari, filosofo, politico, ex sindaco di Venezia, si aspettava l'annuncio di Giuliano Pisapia di non ricandidarsi a sindaco di Milano?
«Beh sì, perché è evidente che Pisapia era a disagio nel governare l'amministrazione, sostenere un partito - il Pd di Renzi - cui non apparteneva. Si è sentito in pericolo... probabilmente l'uomo si è stancato della situazione».
Pd a parte, Pisapia ha avuto difficoltà anche a tenere insieme la coalizione. Per esempio la sinistra radicale non ha mai nascosto di non apprezzare certe decisioni, come la delibera sul Leoncavallo.
«Beh ma le delibere maturano sempre. I partiti discutono alcune cose, la giunta prende le sue decisioni. Il problema semmai erano i rapporti faticosi con il partito di maggioranza».
Pensa che cinque anni siano troppo pochi per cambiare il volto di Milano?
«No, il volto di Milano è cambiato con l'Expo».
E la «rivoluzione arancione»?
«Ma l'Expo è un'occasione straordinaria per cambiare il volto della città. Malgrado le note vicende, Expo lascerà un'eredita che non andrà perduta».
Forse i milanesi avrebbero preferito che si desse priorità a temi concreti - per esempio le periferie - più che a battaglie ideologiche...
«Guardi, vivendo a Milano io non ho percepito questa scontentezza, certo il sindaco può piacere o meno ma se Pisapia si fosse ricandidato avrebbe certamente vinto».
E adesso?
«Ora si apre un bel casino: non sarà certo facile nel centrosinistra trovare un candidato. E se penso all'ipotesi di Salvini sindaco mi vengono i brividi. Vede, Milano è una capitale europea non può essere certo governata dal Salvini di turno...».
Tornando al centrosinistra si sono già fatti dei nomi, Umberto Ambrosoli, Emanuele Fiano...
«Ancora Ambrosoli?!! (candidato del centrosinistra sconfitto alla regionali del 2013 da Roberto Maroni, ndr) certo come figura andrebbe benissimo, però... allora anche Stefano Boeri».
Boeri, grande sconfitto alle primarie del 2011 ed ex assessore alla Cultura della giunta Pisapia, ha detto di non volersi candidare...
«Certo! Non è un bene che gli sconfitti vengano riproposti».
Il segretario regionale del Pd il renziano Alfieri ha messo le mani avanti dicendo che le primarie «non sono un dogma».
«Le primarie sono solo quella roba lì che serve a Renzi, non hanno altra funzione».
Qualcuno ha letto le dichiarazioni di Alfieri come un tentativo di prova muscolare da parte del Pd, cosa che il vicesegretario Guerini ha smentito.
«Va beh ma quelle sono frasi fatte, sono tutte parole».
Quindi il Pd correrà da solo?
«Ma perché mai dovrebbero correre da soli?!»
Il segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati ha detto non ce l'ha ordinato il dottore di stare sempre uniti: Sel e sinistra radicale hanno tradotto il messaggio e concluso che rischiano di rimanere fuori dalla coalizione.
«Non credo proprio, non è nelle logiche di Renzi tenere fuori chi appoggia il candidato. Se la cosiddetta sinistra radicale appoggerà il candidato senza alzare troppo la testa, rimarrà nella coalizione, altrimenti verranno esclusi. È tutto molto elementare e molto geometrico».
Basilio Rizzo, capogruppo della sinistra radicale in Comune ha fatto notare come l'annuncio di Pisapia sia stato accolto «con troppa fretta». In tanti non vedevano l'ora?
«Pisapia ha capito che nessuno avrebbe detto Ripensaci! e ha voluto fare la prima mossa».
E se si fosse ricandidato?
«La sua candidatura sarebbe stata trangugiata».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.