Pitti chiude e fa 90 I buyer di tutto il mondo decretano il successo

Rebecchi apripista della tendenza ad aggiornare il classico a prezzi equi

Firenze - «Si dovrebbero superare i 20500 compratori di cui 8500 esteri» dicono gli organizzatori della 90esima edizione di Pitti Immagine Uomo alla vigilia della chiusura prevista per stamattina a Firenze. Oggi sapremo se le previsioni sono state più o meno ottimistiche, ma di sicuro possiamo già dire che sono aumentate le presenze dei buyer provenienti da Germania, Regno Unito e Cina e che rispetto a un anno fa come minimo c'è una crescita globale del 3 per cento. Siamo quindi davanti al solito successo fiorentino mentre a Milano, dispiace dirlo, oggi comincia una settimana della moda maschile ridotta a tre giorni e mezzo, con ben dieci marchi che hanno scelto di non sfilare. «Siamo di nuovo davanti a una guerra tra Firenze e Milano?» si chiedono molti addetti ai lavori della moda. «Siamo all'Italia contro il resto del mondo e se la pensiamo così non ce n'è per nessuno» risponde Carlo Calenda, ministro allo sviluppo economico confermando l'impegno del Governo nel sostenere il settore. Si dice che per questa tornata estiva dei saloni fiorentini (Pitti Uomo, Bimbo e Filati) siano stati stanziati due milioni e 600 mila euro, una cifra davvero importante che pare abbia consentito l'investimento di 450 mila euro per la strepitosa mostra fotografica di Karl Lagerfeld. In attesa di conferme ci piacerebbe proprio sapere quanto è costato invitare come guest designer della rassegna Gosha Rubchinsky, stilista (per mancanza di prove) russo che l'altra sera ha fatto una discutibile sfilata di magliette e felpe fintamente taroccate, ovvero identiche a quelle che un ragazzotto dei sobborghi di Mosca comprerebbe al mercato per pochi rubli, ma allo stesso prezzo dei modelli super firmati in vendita da Colette a Parigi. Il tutto con la pretesa di spiegare Pasolini in Italia, cosa francamente ridicola per non dire irritante. Più interessante e soprattutto vendibile la moda presentata ieri dal marchio giapponese Visvim con uno spettacolo di balli anni Cinquanta e attempati ballerini in passerella. Resta comunque da capire se sia più importante la schiuma oppure il mare: sono gli eventi di contorno a fare il Pitti oppure i 1200 e fischia espositori? Come sempre sarà il mercato a dire l'ultima parola ma il classico aggiornato a prezzi ragionevoli resta la cosa più difficile da fare e secondo tanti la strada maestra da percorrere. Esemplare in questo senso la bella collezione di Massimo Rebecchi che non ha niente di deja vu grazie a una saggia rilettura delle proporzioni dei capi e a un interessante utilizzo dei nuovi gessati con riga blu su base bianca. Tutto il resto è una profonda ricerca sui materiali: trame fil a fil che creano effetti di falso unito, il buon vecchio «bastoncino» che poi è un gessato interrotto, la mano crepe del misto lino e la texture leggera del jersey sfoderato.

Altrettanto accurata la collezione di maglieria del marchio toscano Bramante che chiama come testimonial i calcianti del calcio storico fiorentino, in particolare alcuni membri della squadra dei Bianchi di Santo Spirito tra cui, ironia della sorte, il mitico Rodrigo proveniente dal Camerun e da 12 anni residente a Firenze. Ieri sera è stata presentata la collezione uomo di Raf Simons con embarghi, divieti e assurde distinzioni tra stampa estera e italiana. Fossimo ai mondiali di calcio dove ti sciolgono dietro i cani.

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