Pizzarotti replica all'inquisizione M5s: «Non ho tradito» Ma rischia la cacciata

Lucia Galli

Parma Gong, tempo scaduto. Ieri, allo scoccare dei 10 giorni concessi dai vertici di M5S, Federico Pizzarotti ha fatto click. Ed è pronto ad inviare le sue controdeduzioni all'accusa di aver infranto le regole grilline, tenendo per sé, per tre prudenti mesi, l'avviso di garanzia per abuso d'ufficio nelle nomine al teatro Regio. Come in un reality, tutto è on line. Oggi, però, in una conferenza che lo stesso sindaco ha pubblicizzato urbi et orbi, entrerà nel merito della sua difesa: «Non ho mai tradito», ha preannunciato ieri. Eppure Grillo e Casaleggio figlio non sembrano intenzionati a concedere proroghe al loro prototipo pentastellato, ribelle della prima ora. Pizzarotti ha già fatto prove di esilio, andando, nei giorni scorsi, prima in missione a Corfù, e poi annunciando un viaggio in Cina per il week-end elettorale. Tanta voglia di estero, ma non di Canossa né di chiedere perdono. Anzi, con un inedito carosello di ospitate in tv, il sindaco ha semmai usato questi giorni per passare al contrattacco, ipotizzando ricorsi (ma a che cosa?) e puntando sul diverso trattamento riservato ai colleghi Nogarin di Livorno e Fucci di Pomezia, entrambi pure «avvisati» dalla magistratura, ma non per questo scaricati dal Movimento. Nessun «Non statuto» né alcun regolamento grillino sembrano, in effetti, imporre ad un sindaco di avvertire i suoi - padre, figlio e Direttorio - di un'indagine in corso. Tu chiamala, semmai, coscienza.

Intanto il mondo si interroga se a decidere sarà un algoritmo come ha scritto Grillo sul blog, o forse il buon senso che sembra suggerire di rimandare al dopo voto l'eventuale espulsione. Pizzarotti, intanto, sarà ascoltato in settimana dalla magistratura, insieme ai quattro co-indagati fra cui l'assessore alla Cultura. Nel suo attacco-difesa, ha assemblato tutti gli sms e le lettere che formano, a suo dire, un corpus di prove tecniche di contatto con Roma. Il sindaco invocava un intervento a proposito di alcuni consiglieri grillini passati alla minoranza. Si tenne per sé anche l'avviso di garanzia, non sentendosi ascoltato.

Ad ascoltare però non pensa nemmeno lui: nel Consiglio comunale di domani, il primo dopo lo scoppio del caso, non si parlerà della vicenda, ma di aiuole e viabilità. Tutte le istanze in merito sono state rigettate. L'unica vera vittima, fino ad oggi è un altro Pizzarotti: Claudio, padre del sindaco. Candidato in un paese dell'Appennino, ha interrotto la campagna.

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