Hanno un giro d'affari complessivo superiore a mille miliardi, generano quasi il 40% del valore aggiunto nazionale e danno lavoro a 5,4 milioni di persone: è l'identikit delle oltre 200mila pmi italiane che emerge da un recente studio realizzato da Sace e European House - Ambrosetti per approfondire ruolo, prospettive, sfide ed esigenze di quella che resta la spina dorsale dell'economia del nostro Paese. «Noi di Sace, in linea con la missione e gli obiettivi del nostro piano industriale Insieme 2025, siamo già al fianco di 40mila pmi italiane nei loro progetti di investimento e crescita sostenibile in Italia e nel mondo e contiamo di raggiungerne 65mila nell'arco di piano», sottolinea l'ad Alessandra Ricci ricordando come Sace abbia partecipato al Forum di Cernobbio portando all'attenzione dei lavori il ruolo strategico delle pmi anche nella transizione sostenibile e digitale.
Lo studio, dal titolo «Piccole, medie e più competitive: le pmi italiane alla prova dell'export tra transizione sostenibile e digitale», conferma come queste realtà giochino un ruolo importantissimo anche in chiave sociale. Non solo, il mondo delle pmi e dei distretti dove nasce il made in Italy costituisce un ecosistema interconnesso che favorisce l'accesso a risorse strategiche come conoscenza, tecnologia, finanze e competenze, che si traducono in accelerazione delle loro capacità di innovazione, crescita, resilienza e sostenibilità. Persino la struttura finanziaria su cui queste imprese possono contare si è rafforzata negli ultimi anni, permettendo loro di mitigare, almeno in parte, l'esposizione agli effetti avversi legati al peggioramento delle condizioni creditizie. Fra le evidenze dello studio si segnala l'aumento della produttività del lavoro registrato nel decennio 2010-2019 e che ha raggiunto livelli superiori a quella di Germania e Spagna. Un driver che si è riflesso in un miglioramento della competitività all'estero. Ad esempio, nel 2021 le pmi italiane hanno esportato 219 miliardi, pari a circa la metà dell'export complessivo, con una crescita media annua del 2,7% tra il 2017 e il 2021, segnando un pieno recupero post-pandemico. Secondo le previsioni di Sace, le esportazioni delle pmi sono attese crescere quest'anno del 6,2%, del 4% nel 2024 e del 3,2%, in media, nel biennio successivo, quando supereranno i 300 miliardi.
Le piccole e medie imprese sono inoltre sintonizzate con i trend di crescita della domanda globale. A guidare la crescita dell'export quest'anno sarà l'Oriente, anche se l'Europa e l'America settentrionale restano le principali geografie di sbocco. Per il futuro è atteso un notevole dinamismo dell'export verso Africa e America meridionale.
Non c'è comunque da vivere sugli allori.
Lo studio, infatti, evidenzia come sia necessario migliorare ancora di più le capacità di sfruttare le potenzialità derivanti dall'evoluzione digitale e dalla ricerca della sostenibilità, oltre a quella di operare con una clientela sempre più globale.
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