dal nostro inviato a Sanremo
Il Festival è cominciato con un'esorbitante polemica sui migranti ed è finito con un'altra ancor più gigantesca sul figlio di un immigrato. La vittoria di Mahmood, italiano nato in Italia, mamma sarda e padre egiziano, ha scatenato una guerra politica più devastante di quella generata dalle dichiarazioni di Baglioni poco prima l'inizio della kermesse. Il televoto popolare viene «corretto» dal voto della Giuria d'Onore e dei giornalisti. Risultato: telespettatori infuriati, web impazzito, il secondo arrivato, Ultimo, incavolato nero, pure il conduttore Baglioni perplesso. Insomma, questo Sanremo sarà ricordato come quello delle divisioni, intestine ed esterne. Metteteci qualche gaffe di troppo, «inni alla droga», accuse di plagio... Altro che il Festival dell'armonia a cui teneva il presentatore, che si è riempito la bocca per giorni di ying e yang, gli opposti che si attraggono. Alla fine, non si è ricomposto nulla. Tutti scontenti, nonostante i numeri dicano che in sostanza la kermesse sia piaciuta: 56,5% di share nella serata finale con 10.622mila spettatori. Comunque in flessione rispetto allo scorso anno (58,3% e 12.125mila spettatori). In media, nelle cinque serate, un calo di due punti di share e una perdita di un milione e mezzo di spettatori.
La Rai incamera ascolti e incassi pubblicitari, ma perde in credibilità. Non solo per la mancanza di concordia tra la dirigenza e il presentatore all'inizio dell'avventura, frattura poi ricomposta, ma anche per il risultato finale della gara. Ricordiamo: il voto popolare aveva indicato come vincente Ultimo, mentre la sala stampa e la giuria di qualità (che insieme valgono il 50%) hanno ribaltato il televoto portando sul podio più alto Mahmood. Nel tempo, era stato deciso di far intervenire più giurie per controbilanciare un voto da casa passibile di brogli o altre storture. Quest'anno la scelta si è rivelata un boomerang, perché il pubblico si è ribellato. Pure Baglioni ne ha preso le distanza e si è dichiarato a favore del solo televoto. Anzi è una delle poche critiche che ha mosso alla Rai, nonostante ci si attendeva che si togliesse qualche sassolino dalle scarpe nella conferenza stampa di chiusura. «O il risultato finale viene deciso da giurie ristrette, di esperti, oppure questa mescolanza diventa discutibile - ha detto -. Si crea la situazione per cui pochi pesano per molti». E aggiunge: «Qualsiasi direttore arrivi si trova delle incrostazioni precedenti, delle servitù di passaggio (come le giurie di qualità). E c'è anche un atteggiamento timoroso verso i giornalisti accreditati cui non si vuole togliere il potere di votare». Posizione che, in maniera molto più dura, aveva espresso anche Ultimo, arrivato in sala stampa all'una e mezza di notte, dopo la proclamazione del podio, con il volto stravolto dalla rabbia attaccando in maniera sproposita i giornalisti presenti. «Mi avete rotto il c...». Lui si aspettava di vincere, il mancato alloro l'ha fatto scattare. Pure Salvini ha twittato che preferiva lui. Addirittura Maria Giovanna Maglie, candidata a guidare una importante striscia di approfondimento dopo il Tg1, ha criticato la vittoria di «uno che di nome fa Maometto, la frasetta in arabo c'è...». Anche Luigi Di Maio ieri sera si è espresso sul tema: «Per l'anno prossimo, magari - auspica il leader del M5S-il vincitore si potrebbe far scegliere solo col televoto». Insomma, nessuno sta al suo posto, tutti vogliono mettere becco sul Festival.
L'unico che dovrebbe parlare - Baglioni - e sciogliere la riserva sulla prossima kermesse, non chiarisce: tornerà l'anno prossimo? «Mi piacerebbe, ma ho altro da fare, disco e tour». Si vedrà. Con quello che ha passato quest'anno, ci penserà bene.
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