Politico o tecnico: i nomi in corsa nel toto-commissario

Le ipotesi in campo: i ministri Giorgetti e Fitto e gli ex ministri Franco e Cingolani. E si punta alla delega per il mercato interno

Politico o tecnico: i nomi in corsa nel toto-commissario
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La corsa verso la definizione della nuova Commissione Europea è ufficialmente iniziata. Forte del risultato elettorale ottenuto alle Europee, l'Italia farà valere il proprio peso ed è pronta a offrire il proprio sostegno a Ursula von der Leyen in cambio di un portafoglio di peso nel prossimo esecutivo europeo, ma anche di una vicepresidenza, quella stessa vicepresidenza che in occasione delle nomine che portarono Paolo Gentiloni a Bruxelles non è venne assegnata all'Italia. «Sicuramente l'Italia sarà protagonista e non spettatrice» dice Giorgia Meloni. Il cammino è lungo. Bisognerà attendere settembre per entrare nel vivo della grande trattativa, ma le valutazioni sono già in corso. I nomi che circolano sono diversi, anche se quelli più ricorrenti sembrano essere cinque, tre tecnici e due politici. C'è il nome di Daniele Franco, già Ragioniere generale dello Stato dal 2013 al 2019, quindi direttore generale della Banca d'Italia e poi ministro dell'economia nel governo Draghi. L'esecutivo aveva pensato a lui per la partita della Bei, la Banca Europea degli Investimenti, la candidatura non era poi decollata.

Molto gradito a Giorgia Meloni sarebbe Roberto Cingolani, attuale amministratore delegato di Leonardo. La premier, dopo la vittoria elettorale, aveva pensato seriamente di confermarlo nel ruolo di Ministro della Transizione Ecologica. Si decise poi di evitare una continuità così evidente con il governo Draghi, ma a Via della Scrofa c'è chi assicura che in pole ci sarebbe lui. Altro nome papabile è quello di Vittorio Colao, ex numero uno di Vodafone ed ex ministro per l'Innovazione nel governo Draghi, che rappresenterebbe una figura con una competenza riconosciuta a livello internazionale. Ci sono poi i due nomi politici. Quello di Giancarlo Giorgetti era circolato con forza, ma poi è stato lo stesso ministro dell'Economia a frenare le voci, così come in ambito governativo si ritiene che una sua sostituzione rappresenterebbe uno shock troppo forte per il governo. Giorgia Meloni, d'altra parte, non ha mai nascosto di voler concludere la legislatura senza procedere ad aggiustamenti o restauri in corso d'opera della sua squadra. Infine Raffaele Fitto, forse il candidato più naturale, l'uomo che costruito il percorso europeo della premier fino all'elezione a presidente dei Conservatori Europei. Essendo il lavoro sul Pnrr molto ben avviato la sua sostituzione sarebbe meno indolore rispetto a quella di Giorgetti. Ma a quale portafoglio punta l'Italia? L'Italia pensa principalmente ai dossier economici.

L'obiettivo non è tanto il portafoglio attualmente guidato da Paolo Gentiloni, che si occupa dell'attuazione del PNRR e del Patto di Stabilità, quanto piuttosto la casella del mercato interno oggi ricoperta da Thierry Breton, potenziata dalla delega alla concorrenza. Ma ci sono naturalmente anche altre ipotesi.

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