La populista che vuole la piazza

Non perde tempo neppure a contarli. Quanti sono? Quattro, cinque, altri, una pattuglia più o meno numerosa di parlamentari che non si riconosce più in questo Pd

La populista che vuole la piazza
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Non perde tempo neppure a contarli. Quanti sono? Quattro, cinque, altri, una pattuglia più o meno numerosa di parlamentari che non si riconosce più in questo Pd. Pazienza. Non si scompone neppure per Carlo Cottarelli, con il suo sorriso da dissidente garbato, che magari fa rumore, perché sembrava il simbolo di una stagione poco sbracciata, con l'agenda Draghi in tasca e un'idea della politica poco gruppettara. È un fatto che il Pd sta cambiando pelle, ma i costi della metamorfosi per Elena Ethel Schlein, detta Elly, non sono mai stati un problema. La sua reazione è stata un'alzata di spalle. È quello che in fondo voleva.

Il partito, forse sbagliando, le interessa fino a un certo punto. La contabilità dei gruppi parlamentari al momento non le serve, al limite sembra interessata alla densità. I deputati e i senatori o si convertono al nuovo corso, e per tirare a campare molti lo faranno, oppure lei si limita a renderli invisibili. Non ci parla, non si scomoda, non accendono il suo interesse. Elly Schlein è una vita che cerca di fuggire chi la annoia. Non è il Parlamento il suo orizzonte.

È la piazza che la carica, che la fa sentire viva, la elettrizza, riempie i suoi vuoti. È da lì che riceve energia. È quello scambiarsi di sguardi e mani, di entusiasmi e indignazioni, quel credere al di là di ogni ragionevole dubbi di stare dalla parte delle ragione, di immaginare fascismi solo per il gioco di sentirsi antifascisti. È qui che il Pd deve immergersi, per ritrovare un nuovo battesimo. La speranza è di riportare al voto tutti i disinnamorati, i delusi, i disorientati, le maschere di una generazione che non sa molto del passato e non è riuscita a fare i conti con il futuro, fino a farlo diventare un alibi, un rammarico, un appuntamento perduto. «Faccio parte di una generazione che si era allontanata dalla politica, lo avevo fatto anch'io ma ad un certo punto ti rendi conto che se non ti rimbocchi le maniche e provi a parteciparlo quel cambiamento, se non provi ad essere il cambiamento che vuoi vedere nella società, non puoi aspettarti che altri lo facciano per te». Ecco, sono questi volti senza nome e disillusi quelli che Schlein rincorre. Non Cottarelli, ma loro. È a loro che vorrebbe parlare, anche adesso che fatica a trovare le parole, perché questo maledetto partito le sta offuscando le idee, come è accaduto sull'inceneritore di Roma, quando si è ritrovata a farfugliare scuse. È brutto ascoltarsi e sentirsi goffa e non credibile. È sotto la bandiera della Cgil che è tornata a sentirsi a proprio agio, pronta indossare la lotta dura della Fiom, che non avrà più la forza di un tempo, ma incarna una tradizione di cui il suo Pd ha dannatamente bisogno. Non a caso lì è riuscita a guardare in faccia Conte, senza il timore che l'avvocato del popolo le togliesse la scena. Il partito è solo l'appendice di queste piazze. Il suo Pd non è quello di Bonaccini. Il suo partito non si ferma alle tessere e agli iscritti. Lo certifica la sua vittoria, che ha ribaltato il verdetto dei circoli. È la storia paradossale di una avventuriera che si è presa il Pd con i voti di chi non è del Pd. Elly Schlein non lo sa ma questa è quasi una mossa bolscevica. Quello che conta è però il calore che sente intorno a sé. I sondaggi la premiano, i social la riconoscono, il circo mediatico ha un nuovo personaggio per la commedia dell'arte. I suoi amici le dicono brava. Il Pd porta un nome sbagliato. Il partito le sta stretto. Bisogna ripensarsi come movimento. È un modo per rubare ai grillini le origini che hanno perduto. Il pubblico in fondo è lo stesso.

Ora che Conte gioca a immaginare il partito democratico, Elly Schlein sogna i democratici a cinque stelle. È uno scambio di ruoli che non deve sorprendere più di tanto. Conte è uomo di potere. Elly Schlein è una populista. È la sua vera dimensione culturale. È la leader delle piazze indignate e conformiste.

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