Un portavoce in fuga: Casalino fa la gaffe e incolpa i giornalisti

Il grillino sull'orlo di una crisi di nervi fa il dito medio in chat contro Macron. E poi lo cancella

Un portavoce in fuga: Casalino fa la gaffe e incolpa i giornalisti

Il dito medio contro Macron non doveva diventare una notizia. Ma, purtroppo per Rocco Casalino - potente boss della comunicazione grillina che ora ha in carico il neo-premier Conte - lo è diventato.

L'incidente risale alla serata di giovedì: mentre Conte, nel summit Ue, tenta di uscire dal vicolo cieco delle minacce di veto in cui si è ficcato, il suo portavoce si dà un gran da fare per veicolare a giornali e tv i presunti trionfali successi dell'Italia al vertice. Niente di male, si chiama «spin» ed è il mestiere di tutti gli addetti stampa. Solo che Casalino è abituato a muoversi negli ovattati e provinciali corridoi del Palazzo italiano, e alla premurosa benevolenza di gran parte dei nostri media. In trasferta a Bruxelles, però, l'incidente diplomatico è in agguato. Così, quando nella chat WhatsApp della Rappresentanza italiana i cronisti gli chiedono un commento alla proposta francese di «hot spot», lui - che dalla scuola del «vaffa» proviene - replica con l'icona del dito medio. Poi si rende conto della gaffe, lo cancella, ma la cosa finisce sull'Ansa, e poi nelle cronache di Repubblica e del Giornale. Rocco si indigna: «Se anche sbagliare chat e mettere un emoticon diventa una notizia, mi arrendo», protesta, e poi drammaticamente abbandona la chat.

Eppure far notizia piace assai, all'ex del Grande Fratello: non c'è attimo in cui non spunti in tv a fianco di Conte, ci tiene a far sapere di parlare tedesco (è cresciuto in Germania) e spagnolo («Ho il fidanzato cubano»), adora farsi inseguire da torme di giornalisti cui distribuisce un abile mix di notizie in anteprima e propaganda ben calibrata. Se però la propaganda non va a buon fine, il Grande Fratello la prende assai male. Lunedì scorso, nella solita chat, ha messo all'indice un articolo di Repubblica che riportava le dure critiche della Commissione Ue alla sua opera di spin-doctor: «L'Italia deve smetterla di comunicare così», era sbottato Juncker, scoprendo che il documento italiano al pre-vertice sui migranti era stato diffuso alle agenzie prima di essere presentato ai governi Ue. Uno sgarbo inusuale, in sede europea. Casalino, bacchettato da Juncker, se la è presa però col giornalista che aveva puntualmente riferito la notizia di un incidente senza precedenti. «Se il risultato è questo io smetto di darvi notizie e vi arrangiate coi canali ufficiali», ha minacciato.

E giorni fa, a Montecitorio, circondato da un capannello di cronisti, ha preso di mira le agenzie di stampa: abbiamo visto che ci sono troppi finanziamenti dal Fondo della Presidenza del Consiglio, ha detto, dovremo presto metterci mano.

Smentendo persino il sottosegretario con delega all'Editoria, il grillino Vito Crimi, che aveva appena espresso pubblica solidarietà ai giornalisti delle agenzie in crisi: «Quella dichiarazione di Crimi non è piaciuta per nulla al Movimento», ha buttato lì, sornione. Chi vuol capire, capisca. E si adegui.

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