Da un lato Giorgia Meloni, dall'altro Matteo Salvini. Nel giorno che precede la fiducia alla Camera del nuovo governo, il neoministro alle Infrastrutture e alle Mobilità Sostenibili alza la posta. Da Porta Pia manda messaggi chiari che arrivano fin dentro le stanze di Palazzo Chigi. Fino alla nuova scrivania di Giorgia Meloni. Sui cellulari dello staff del Presidente del Consiglio rimbalzano per tutto il giorno le note ufficiali della Lega. Prima quella sull'immigrazione, con gli occhi puntati su due navi delle Ong cariche di migranti in acque internazionali, poi quella sull'economia e del ponte sullo Stretto. Il Salvini silenzioso «a lavoro a testa bassa» lascia spazio a quello «iperattivo». Nel primo giorno di governo riunisce lo stato maggiore del Carroccio (compreso Giancarlo Giorgetti) per un «vertice economico su legge Fornero e Flat tax» si legge nei comunicati ufficiali. «Dove vuole arrivare Salvini?» si chiedono indispettiti a Palazzo Chigi. La flat tax al 15%, il superamento della legge Fornero, la revisione del reddito di cittadinanza e gli interventi strutturali sulle cartelle esattoriali rischiano di creare la prima crepa tra gli alleati. Promesse elettorali impossibili da realizzare, almeno per ora. Le emergenze sono altre. Seduti al tavolo economico leghista anche Claudio Borghi che contattiamo. Per Giorgia Meloni non sono queste le priorità del governo, è una provocazione? chiediamo - «Per chi è coinvolto in prima persona non ci sono altre priorità». Ci risponde Borghi in un messaggio. Ma per Fratelli d'Italia le priorità sono altre. Il ministro Luca Ciriani è categorico: «È un governo di legislatura, la priorità è il caro bollette. Non abbiamo un programma da esaurire nei primi 100 giorni. Dobbiamo vedere, numeri alla mano, cosa potrà essere risolto in questa finanziaria».
Salvini dal salotto di Porta a Porta rilancia: «In attesa che la famosa Europa batta un colpo, agli economisti della Lega ho chiesto di far combaciare una grande operazione di pace fiscale». Salvini avvisa: «Come Lega stiamo simulando l'avvio di quota 41 con 61 o 62 anni di età». Il segretario della Lega parcheggiata la ruspa, indossa il cappello da capitano e sale a bordo della Guardia Costiera. «I porti sono cosa mia» è il sotto testo del primo incontro ufficiale da ministro avuto con il Comandante Generale della Guardia Costiera. È a lui che fa capo, per ora. Sul grande tavolo lucido al centro dell'ufficio del ministero oltre al caffè, c'è il dossier immigrazione. «Attualmente in area SAR libica ci sono due imbarcazioni Ong». Fanno sapere dallo staff del ministro. Un tarlo che assilla il leader della Lega già pronto a chiudere i porti. A riaprire la nuova stagione degli «sbarchi zero». Non è un caso che il primo ad essere ricevuto da Salvini sia stato l'Ammiraglio Nicola Carlone che, munito di tablet, ha illustrato al segretario della Lega il Corpo della Capitaneria: 10.800 uomini e donne schierati a difesa delle coste italiane. Uomini e donne contesi all'interno del Governo.
L'istituzione del ministero del Mare voluto e affidato da Giorgia Meloni a Nello Musumeci agita ilvicepremier. La delega ai porti e alla Guardia Costiera potrebbe essere affidata proprio al nuovo dicastero, lasciando a Salvini la riforma e la gestione delle autorità portuali. Se così fosse sarebbe un problema di non poco conto per il nuovo governo.
«Non cambierà nulla», sottolinea chi è più vicino a Matteo Salvini, ma un fatto è certo: il ministero del Mare dovrà pur occuparsi di qualcosa. A deciderlo sarà Giorgia Meloni. «Torneremo a far rispettare i confini» dice lui.
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