La comunità scientifica è in lutto per la scomparsa di Tullio Pozzan, 73 anni, da sempre considerato tra i papabili al premio Nobel per la medicina. È sua infatti la scoperta del sistema di comunicazione fra le cellule grazie ai livelli di calcio presenti: tesi che ha aperto la strada a una conoscenza approfondita del metabolismo umano e di varie malattie neurodegenerative.
Ma, anche se non è arrivato sul podio degli scienziati, Pozzan è la dimostrazione che si può lasciare un segno indelebile nella storia della ricerca anche senza tagliare il traguardo più alto. «Ha contribuito con i suoi studi, tra le altre cose, alla comprensione dei meccanismi patogenetici delle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer - ricorda Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr - Il professor Pozzan era uno studioso conosciuto in tutto il mondo e ora lascia un grande vuoto».
Dopo la nomina a professore ordinario di patologia generale, Pozzan ha diretto il Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali dell'Università di Padova per 12 anni ed ha partecipato alla fondazione dell'Istituto Veneto di Medicina Molecolare che ha poi diretto per 6 anni. Dal 2009 al 2019 ha lavorato anche presso il Cnr, prima come direttore dell'Istituto di Neuroscienze e poi come direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche, la struttura di coordinamento di tutte le attività in campo medico e biologico del Cnr (che conta 16 istituti e più di 1.500 dipendenti a tempo indeterminato). Per la sua attività scientifica Tullio Pozzan ha ricevuto numerosi riconoscimenti, come il Premio Feltrinelli per la Medicina, la nomina a membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei, a membro della National Academy of Sciences degli Usa, a membro della Royal Society del Canada e a membro della Royal Society di Londra. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Dal 2001 al 2004 è stato presidente della Società Italiana di Biologia Cellulare. Ha collaborato anche a progetti di ricerca di Telethon.
La attività scientifica di Pozzan si è caratterizzata negli ultimi 25 anni per un approccio multidisciplinare allo studio dei meccanismi di regolazione dei secondi messaggeri e sullo studio di come le alterazioni nei meccanismi di segnalazione siano coinvolte nei fenomeni patologici. Le ricerche si sono infine focalizzate principalmente sulla comprensione dei meccanismi patogenetici delle malattie neurodegenerative, in particolare nelle forme genetiche di Alzheimer.
In questo campo il professore Pozzan e i suoi collaboratori hanno potuto dimostrare che alterazioni dei meccanismi che controllano i segnali nelle cellule cerebrali sono caratteristiche, e precocemente osservabili, in modelli sperimentali di Alzheimer su base genetica.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.