Pratici, sicuri, efficaci. Con i nuovi reattori il futuro è nell'atomo

Buono (Newcleo): "Impianti senza rischi e che utilizzano il 100% del combustibile"

Pratici, sicuri, efficaci. Con i nuovi reattori il futuro è nell'atomo

Sicuri, efficienti e installabili ovunque. Sono i reattori nucleari di «quarta generazione» verso i quali il ministro Cingolani ha mostrato particolare attenzione criticando le chiusure dell'ambientalismo «radical chic».

Ma come funzionano queste nuove tecnologie? Lo spiega con chiarezza Stefano Buono, fisico (è stato allievo di Carlo Rubbia) e amministratore delegato di Newcleo, startup nella quale ha investito anche la Exor della famiglia Agnelli. «Abbiamo una visione a lungo termine della tecnologia perché accoppiamo un combustibile nucleare con un acceleratore di particelle che consente una gestione più sicura dell'impianto che non si comporta come un reattore tradizionale», argomenta. Tra le novità, prosegue, «l'uso del piombo come liquido di raffreddamento che permette di ridurre moltissimo le scorie radioattivo e aumentare la sicurezza del reattore in quanto si utilizza in modo estremamente più efficace il combustibile: non più l'1% dell'uranio che si pone nel reattore ma il 100 per cento».

Un'altra novità è la taglia. «Solo qualche decina di Megawatt che permette non solo la semplificazione delle procedure ma soprattutto un aumento della sicurezza», aggiunge Buono. I mini-reattori, infatti, non devono essere necessariamente connessi alla rete, ma possono essere installati «in luoghi isolati o sulle navi». Il secondo passo sarà aumentare la potenza. «Puntiamo a un reattore a 200 Megawatt», afferma sottolineando che le dimensioni ridotte rispetto a una centrale tradizionale (che può raggiungere i 1.600 Megawatt) «consentono di soddisfare le esigenze del mercato e soprattutto fare a meno dei finanziamenti pubblici», come già accaduto nella ricerca spaziale con le esperienze di Elon Musk e Jeff Bezos.

La ricerca sui mini-reattori modulari a fissione (Small Modular Reactors, Smr) non consente solo di trovare soluzioni sempre più sicure (non ci sono pompe o altri dispositivi ad attivazione manuale) ma anche più sostenibili. L'utilizzo di combustibili non convenzionali (come il torio) che durano di più riduce la produzione di scorie. Le centrali si riforniscono in periodi che vanno dai 3 ai 7 anni rispetto agli 1-2 anni delle centrali di seconda generazione. Inoltre, la maggioranza dei progetti in fase di sviluppo consentono di chiudere il ciclo del combustibile in quanto i materiali utilizzati vengono riutilizzati continuamente fino a esaurimento.

Insomma, se si pensa a un futuro fatto di mobilità elettrica e con una riduzione dell'uso delle fonti fossili, l'opzione nucleare non si può escludere a priori. «Nel mondo ci sono una ventina di questi impianti in fase di completamento, e che diventeranno operativi entro il 2026, in Paesi come Cina, Russia e Argentina», ha ricordato Umberto Minopoli, presidente di Ain (Associazione italiana nucleare, organizzazione non profit che raccoglie i centri di competenza sul nucleare in Italia). Newcleo è l'esempio più felice dello sviluppo della ricerca visto che ha chiuso un round di finanziamento interamente privato da circa 100 milioni di euro.

Infine, la ricerca procede speditamente verso i reattori a fusione che fino a un decennio fa sembravano un miraggio. «In Francia - ha concluso Minopoli - si sta completando l'impianto sperimentale Iter e in questi giorni è stata annunciata un'iniziativa simile anche in Inghilterra». Il futuro, quindi, è nell'atomo.

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