La Pravda smentisce le accuse della sinistra: "Meloni troppo filo Nato"

Mosca critica l'atlantismo della leader di Fdi Ma l'ingerenza non fa gioco al Pd. Che tace

La Pravda smentisce le accuse della sinistra: "Meloni troppo filo Nato"

Tutti zitti se da Mosca attaccano Giorgia Meloni per le posizioni atlantiste e pro Ucraina. Silenzio assordante rispetto ad un paio di giorni fa quando le provocazioni russe sulle elezioni in Italia, interpretate in maniera strumentale come filo centro destra, hanno scatenato un assalto verbale da guerra alle porte.

Adesso la Pravda scrive che «la potenziale nuova premier italiana, Giorgia Meloni, ha scelto la strada del caos» colpevole di avere affermato «che sarà una ferma atlantista e sostenitrice dell'Ucraina» e per questo motivo «porterà l'Italia in una crisi ancora più profonda».

Titolo ad effetto sul sito del quotidiano erede dell'organo ufficiale del regime comunista sovietico ai tempi della guerra fredda. L'articolo è un affondo a Meloni e alla sue aspirazioni a guidare l'Italia, ma nessuno si scandalizza. Se Meloni viene attaccata dalla Pravda per la scelta di schierarsi con il mondo libero la sinistra fa finta di niente.

La testata accusa in rete la leader di Fratelli d'Italia, sostenendo che «Meloni pone un chiaro accento sull'immagine, più che sull'interesse nazionale». Tutto l'articolo, fedele alla linea del Cremlino, punta a dimostrare che la posizione atlantista è sbagliata e controproducente per gli interessi nazionali e le aziende italiane nel pieno della crisi del gas. E bolla Meloni come «ex euroscettica» che «ora non osa esserlo e si comprende perché: nella situazione attuale dell'Unione europea, non sarebbe in grado di definire un programma di coalizione né di qualificarsi per le elezioni». Poi si scaglia contro il supposto «silenzio sulla sua opposizione all'immigrazione e su quella che ha definito la lobby Lgbt». In realtà proprio in questi giorni si è consumato un duro botta e risposta sul contrasto agli sbarchi con il segretario del Pd, Enrico Letta.

Il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza, Adolfo Urso, senatore di Fratelli d'Italia, ha subito evidenziato: «Non mi sembra di aver notato dichiarazioni di esponenti del governo o di leader politici a difesa di Giorgia Meloni così duramente attaccata dalla Pravda per le sue posizioni europee e atlantiche. È proprio in questi momenti che occorre dimostrare il massimo di unità nel difendere la sovranità nazionale da ogni tentativo di ingerenza straniera».

La Pravda, evocando il caos, dipinge un inesistente pericolo per il paese se Giorgia Meloni diventasse premier, che parte dal filo atlantismo fumo negli occhi per Mosca. Per assurdo le conclusioni sono simili ai rivali politici italiani che denunciano, al contrario, una linea morbida con Mosca e lo spettro infondato del fascismo.

Andrea Delmastro, deputato e capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Esteri, sottolinea che «il violento attacco della Pravda avvicina incredibilmente la grammatica del Cremlino a quella del centrosinistra».

Primo Di Nicola, capogruppo al Senato di Impegno Civico, prova a ribaltare la frittata tirando fuori la solita storia «dell'alleanza» di Meloni «con autocrati alla Orban o alla polacca». Forse il suo capo partito e ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dovrebbe spiegargli che il premier ungherese fa ancora parte dall'Unione europea e il governo polacco è il più fermo sostenitore di Kiev contro i russi.

Timidamente, Lia Quartapelle, responsabile esteri nella

segreteria Pd, prendendola molto alla lontana, ricorda che «il Copasir denuncia le ingerenze russe e cinesi. Non possono esserci posizioni elettoralistiche o silenzi e ambiguità di comodo». Sulla Pravda neanche una parola.

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