Stabile, ma ancora in gravi condizioni e con un paese che potrebbe subire gravi contraccolpi, anche geopolitici. Dopo l'attentato di mercoledì scorso, il premier slovacco Robert Fico ha subito un secondo intervento per rimuovere il tessuto necrotico formatosi a causa di una delle ferite causate dai colpi sparati: una decisione che i medici hanno dovuto prendere per «medicare al meglio le ferite da arma da fuoco», ha dichiarato la direttrice dell'ospedale Roosevelt di Banská Bystrica, Miriam Lapuníková, dove il premier è ricoverato in rianimazione. Non è dato sapere quanto sarà lunga la ripresa, ma secondo il vice premier e ministro della Difesa, Robert Kalinak saranno necessari alcuni giorni per valutare «l'andamento della salute del primo ministro».
Nel paese intanto proseguono le indagini a carico dell'attentatore, il 71enne pacifista Juraj Cintula, ex guardia giurata, scrittore e membro di un circolo letterario della sua città chiamato Dùha, Arcobaleno, già in manette subito dopo l'aggressione e che dovrà rispondere di tentato omicidio premeditato di primo grado, per cui rischia l'ergastolo o 25 anni di carcere.
Il ministro dell'Interno Matú utaj Etok ritiene che Cintula avrebbe sparato per motivi politici non ancora ben chiari, anche se «il sospettato non è membro di alcun gruppo politico radicalizzato, è invece da considerarsi un lupo solitario», tesi in contrasto con le prime analisi fatte circolare nei momenti immediatamente successivi all'aggressione.
L'udienza si terrà questa mattina, anche per cercare riscontri che facciano luce sul passato del 71enne: sotto la lente di ingrandimento degli investigatori è finito il gruppo paramilitare Slovenskí Branci (SB) a cui apparterrebbe l'aggressore di Robert Fico: si tratta di un'organizzazione collegata ai gruppi paramilitari russi, che si dicono impegnati nella difesa dell'eredità slovacca e slava contro la corruzione e il consumismo.
Il clima generale sta peggiorando in tutta la Slovacchia, come dimostra la pubblica denuncia fatta dal leader dell'opposizione, Michal Simecka, di aver ricevuto minacce di morte, per se stesso, per la sua compagna e per sua figlia. Stesso schema andato in scena negli ultimi anni per la presidente slovacca uscente, Zuzana Caputova: «Il terrificante attentato al primo ministro Robert Fico ha attirato l'attenzione nei confronti della spirale di violenza in cui viviamo», ha dichiarato Simecka, che ha puntato il dito contro alcuni esponenti politici rei di aver lanciato «attacchi e accuse in un momento in cui occorre riconciliazione».
Lo stesso Simecka ha parlato di un attacco, allo stesso tempo, sferrato alla Slovacchia e alla democrazia del paese, ma respinge le accuse rivolte all'opposizione e ai media: «Il disgustoso atto di un lupo solitario non ha alcun legame con le proteste di decine di migliaia di persone in Slovacchia.
Il diritto di esprimersi e di riunirsi per manifestare è un principio della libertà conquistato nella rivoluzione del 1989», spiega.Nel mezzo c'è da gestire la delicata fase amministrativa e politica del paese: il ministro Etok ha ricevuto dal suo omologo serbo Ivica Dacic la solidarietà di Belgrado e al contempo il sostegno della Serbia.
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