Missione: salvare il pianeta. Con licenza di uccidere sia le auto diesel e benzina, «entro il 2035», che le centrali elettriche a carbone «entro il 2030 nei paesi più ricchi ed entro il 2040 nei Paesi in via di sviluppo». Sceglie di usare James Bond - «il figlio immaginario di Scozia più famoso al mondo» - il padrone di casa Boris Johnson per aprire la Cop26 di Glasgow e ricordare ai leader del pianeta, riuniti alla Conferenza contro il riscaldamento globale organizzata dalle Nazioni Unite, che non c'è più un solo minuto da perdere per «disinnescare la bomba climatica». «Siamo più o meno nella stessa posizione di Bond», spiega il primo ministro inglese per sottolineare l'urgenza di un intervento alla platea, dove spiccano tre grandi assenti: il cinese Xi Jinping, il russo Vladimir Putin e il turco Recep Tayyp Erdogan, che ha disertato all'ultimo momento, dopo aver partecipato al G20 di Roma, sostenendo ci fossero «protocolli di sicurezza non rispettati». Siamo come lo 007 più popolare del cinema - insiste Johnson - che cerca «disperatamente di capire quale filo colorato tirare per spegnere un dispositivo apocalittico mentre un orologio digitale ticchetta senza pietà verso una detonazione che porrà fine alla vita umana». Unica e cruciale differenza: «Questo non è un film e il dispositivo del giorno del giudizio è reale. Segna un minuto a mezzanotte». Serve «agire subito»: «Abbiamo l'opportunità e il compito di rendere questo summit il momento in cui l'umanità inizia, e sottolineo inizia, a disinnescare la bomba climatica».
Il tono è cupo, come si addice a un'emergenza che sta sconvolgendo il mondo e che il principe Carlo, impegnato a far le veci della Regina Elisabetta, definisce «più grave del Covid», spiegando che «saranno necessari non miliardi ma migliaia di miliardi» per fronteggiarla. «Ci stiamo scavando la tomba da soli - avverte il segretario dell'Onu Antonio Guterres - L'impegno di 100 miliardi di dollari l'anno di finanziamenti sul clima, a sostegno dei Paesi in via di sviluppo, deve diventare una realtà». Ma l'invito del premier Johnson è a essere concreti e ottimisti: se l'azione sarà immediata, la Cop26 «sarà un successo». «Abbiamo la tecnologia» per eliminare l'uso di auto inquinanti e centrali a carbone, per «fermare e invertire la deforestazione entro il 2030». L'imperativo - spiega BoJo - è «lavorare con le banche multilaterali di sviluppo per fare in modo che il settore privato possa entrare nei Paesi chiave che devono fare progressi». A giudicare «saranno i figli non ancora nati e i figli dei figli, visto che l'età media dei membri della platea è 60 anni», spiega BoJo.
«Lo dobbiamo a loro», rincara la dose anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che promette di raddoppiare i fondi per la biodiversità e chiede di più. «Le emissioni zero entro il 2050 è un obiettivo buono ma non è sufficiente. Ci serve un'azione vera in questo decennio, ora. Per l'Europa si tratta del taglio delle emissioni del 55%». Mentre Joe Biden si scusa per il ritiro dagli accordi di Parigi del predecessore Trump e promette emissioni zero per il 2050, Merkel propone di «porre un prezzo sulle emissioni di Co2». «Serve fermare il finanziamento internazionale dell'elettricità generata dal carbone», aggiunge la cancelliera, che invita a un cambiamento radicale, «nel nostro modo di fare affari e di lavorare». Obiettivo: zero emissioni. Un appello «ai Paesi che inquinano di più» arriva dal leader francese Emmanuel Macron: «Siano più ambiziosi» nella lotta ai cambiamenti climatici.
Risponde all'appello, ma con tempi dilatati, l'indiano Narendra Modi, leader del terzo grande inquinatore del pianeta, che promette di ottenere metà dell'energia da fonti rinnovabili entro il 2030. Le emissioni zero arriveranno per il 2070. Ma la bomba - per dirla alla Bond - per allora potrebbe essere già esplosa.
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