Tutto da rifare: la maggioranza non riesce ad uscire dal buco nero della prescrizione.
Matteo Renzi mette la pistola sul tavolo: se il «lodo Conte» viene inserito nel Milleproproghe, con tanto di fiducia, Italia viva è pronta a presentare una mozione di sfiducia contro il Guardasigilli. Pd e Cinque Stelle insorgono: «Se vuole la crisi lo dica». Ma nel frattempo sul governo si abbatte un'altra pesante tegola: gli uffici della Camera spiegano al presidente Fico, cui era affidato l'iter del lodo, che quell'emendamento è inammissibile. Troppo estraneo alla materia del decreto Milleproproghe che dovrebbe fargli da veicolo, e a rischio di bocciatura costituzionale: non a caso, ieri mattina il renziano Roberto Giachetti ha pubblicato estratti di una sentenza della Consulta, firmata dall'attuale presidente Marta Cartabia, che dichiarava l'incostituzionalità di alcuni articoli di un altro decreto legge per «disomogeneità» con la materia del provvedimento.
Così ieri sera l'esecutivo si ritrovava da capo a dodici: con un «lodo», partorito giovedì scorso da Pd, M5s e Leu con la solenne benedizione del premier «né garantista né giustizialista» (e subito bollato come irricevibile da Renzi e come incostituzionale da giuristi e costituzionalisti), che non si sa più dove mettere, e su cui un partito della maggioranza spara a palle incatenate.
L'ipotesi di tradurre la norma in un decreto ad hoc veniva scartata: il Colle aveva già bocciato questa ipotesi. «Sta saltando l'emendamento e anche il decreto, e non sanno che pesci pigliare. La minaccia di mandare a casa il ministro sembra averli calmati», ironizzava Renzi con i suoi. «Per giorni hanno detto che Italia viva avrebbe mollato e che mi sarei venduto per due poltrone. Ma non si molla - annuncia Renzi - Se davvero presenteranno un decreto o un emendamento sulla prescrizione noi voteremo contro. Si tengano le loro poltrone, noi ci teniamo i nostri valori.
A Palazzo Chigi, dove ci si scervella per salvare il salvabile, si affaccia l'ipotesi di un ennesimo ardito escamotage: infilarlo come emendamento alla pdl Costa, la proposta di Forza Italia - che va in aula il 24 - volta a sopprimere la «riforma» Bonafede sulla prescrizione. Strada non proprio agevole, anche perché sono possibili votazioni segrete, e comunque il testo dovrà poi passare al Senato, dove come è noto i numeri sono assai più impervi e i voti di Italia viva possono essere determinanti.
Lo sarebbero anche su una eventuale mozione di sfiducia a Bonafede: per questo, ieri, la minaccia di Italia viva ha fatto il fracasso di una granata: «Se Bonafede insiste con questa forzatura si ritroverà una mozione di sfiducia», avvertiva in mattinata Giachetti. Apriti cielo: dal Pd e dai Cinque Stelle partiva subito la contraerea, per far scudo al Guardasigilli: «Se un partito di maggioranza minaccia di sfiduciare un ministro, sta minacciando di sfiduciare l'intero governo», dice il capodelegazione dem nell'esecutivo Dario Franceschini. «Renzi sta mettendo in discussione la tenuta del governo, attaccando un ministro di primo piano», ribadiva Walter Verini, responsabile giustizia del Nazareno. Da cui partono gli strali zingarettiani contro Renzi: «Italia viva era nata a parole per allargare il campo contro Salvini.
Ma è diventato il partito che logora il campo e fa un favore a Salvini». E dai Cinque Stelle è il temibile Crimi a sfidare Renzi: «Se intende aprire la crisi di governo lo si dica chiaramente e si faccia secondo modi e procedure istituzionali, così gli italiani sapranno».
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