Preso. L'ha riconosciuto un vicebrigadiere dei carabinieri libero dal servizio. Aleksander Mateusz Chomiak, 24 anni, ieri pomeriggio si aggirava alla stazione centrale di Milano quando il militare l'ha visto e ammanettato. Finisce così la fuga del killer di San Silvestro, il 24enne polacco che ha accoltellato Abigail Dresner, la turista israeliana ospite di un'amica a Roma.
Una storia agghiacciante: aggredita per i simboli ebraici sullo zaino. Il giovane era fuggito dalla Polonia otto mesi fa. L'ultimo appello per ritrovarlo viene lanciato a ottobre. Ma Chomiak vaga da settimane nella capitale fra Tiburtina e la stazione Termini, in mezzo a decine di sbandati. Fino alla sera del 31 dicembre quando vede Abigail, 24 anni, in coda alla biglietteria. La segue da un po' Aleksander, probabilmente dall'uscita del binario 9, e quando è sicuro di farla franca l'aggredisce alle spalle. La polizia lo riconosce dai filmati delle videocamere sparse per il terminal. Alle 15 e 49 il killer si aggira nervoso davanti la stazione, sempre con lo stesso cappello da baseball nero, stessi pantaloni, scarpe scure e felpa nera. Chiede una sigaretta a un ragazzo che gli passa davanti. Poi rientra, sempre con il sacchetto di plastica celeste in mano, lo stesso da cui estrae il coltello e colpisce, sei ore dopo e per ben tre volte la 24enne. Apparentemente un'aggressione senza senso, ma le scritte sullo zainetto rosso della vittima e i simboli che riconducono allo Stato di Israele sembrano la pista giusta.
Ricercato per furto d'auto, Aleksander fugge da casa all'inizio del 2022. Nato e vissuto a Grudziadz, nella Cuiavia-Pomerania, il ragazzo cresce nella violenza. Con la madre, come riportano i quotidiani polacchi, va a sparare al poligono di tiro. Non gli va di studiare né di lavorare, gli piacciono i motori e le auto potenti. E quando può si «dedica» al furto. Il 27 dicembre viene fermato dalle forze dell'ordine all'Esquilino. Non ha documenti ma viene rilasciato nonostante i precedenti e l'appello lanciato dal programma, Zaginieni/Vermisst, un format nazionale simile a «Chi L'ha Visto?». La fa franca Aleksander perché non è inserito fra i ricercati sul territorio europeo. In Italia passa per Torino, Livigno, Venezia, fino ad arrivare nella capitale a ottobre. La notte, come riporta il sito polacco che ricerca persone scomparse, la passa sui treni fermi, nelle trombe delle scale, negli edifici abbandonati. Durante il giorno è sempre davanti a un Mc Donald's o in una stazione ferroviaria «perché lì trova reti wifi aperte».
L'ultimo contatto con la madre, Malgorzata Piechna, ce l'ha il 23 ottobre. Poi di lui si perdono le tracce. Il 14 dicembre accusa un malore e si accascia a terra, stremato dalla fame. Viene soccorso e affidato a un ricovero per senza tetto. Da qui, non avendo i requisiti necessari, viene mandato via. Ma qualcuno lo ospita e lo fa mangiare. Nei fotogrammi appare rasato di fresco, pulito e in ordine. Gli inquirenti sospettano che un conoscente gli abbia dato un riparo per dormire e un bagno in cui lavarsi nel quadrante Sud-Est della capitale. Fortunatamente resta inserito nella lista dei latitanti pericolosi solo per poche ore. «Ha sempre il coltello pronto all'uso», raccontano gli altri clochard agli inquirenti che gli hanno dato la caccia.
Il 24enne, accusato di tentato omicidio aggravato, avrebbe agito per odio razziale? In attesa del primo interrogatorio, la Procura non ha elementi sufficienti per capire cosa ha spinto il giovane ad accanirsi sulla turista, con ferocia e lucidità, cercando di ucciderla. Fra i due non ci sarebbe stato alcun contatto prima dell'aggressione. Ma c'è chi in Patria racconta di inquietanti frequentazioni negli ambienti neonazisti polacchi. Tanto da volere la morte di un'ebrea.
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