Preso l'assassino del fisioterapista. "Lesioni permanenti a mia figlia"

L'agguato fuori casa, la fuga in auto. L'uomo incastrato dai filmati

Preso l'assassino del fisioterapista. "Lesioni permanenti a mia figlia"
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Sarebbe il padre di una paziente che gli aveva fatto causa per gli esiti di una manovra sbagliata l'assassino di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista di 63 anni ucciso a colpi di pistola lo scorso 18 dicembre nel quartiere Poggiofranco, a Bari. È la conclusione a cui sono arrivati i magistrati della Procura del capoluogo pugliese, che ieri hanno fatto arrestare Salvatore Vassalli, 59 anni, operaio edile incensurato di Canosa di Puglia. Ci sarebbe la convinzione di aver subito un torto, oltre ad un attaccamento morboso alla figlia e una scarsa fiducia nella giustizia, dietro alla decisione di farsi giustizia da solo per quel danno al braccio subito dalla giovane nel settembre del 2019 durante una seduta di fisioterapia. Un danno che per i periti le avrebbe provocato un'invalidità del 3 per cento. La figlia di Vassalli aveva intentato una causa civile per responsabilità professionale nei confronti di Di Giacomo, un terapista molto conosciuto e stimato che lavorava al Policlinico di Bari e in uno studio privato, accusandolo di averle provocato lesioni personali permanenti. La vicenda avrebbe fatto insorgere nell'indagato un forte astio e rancore verso il professionista, sentimenti che si sarebbero acuiti quando al processo aveva negato la sua responsabilità, pur offrendosi per un possibile accordo transattivo.

La sera del 18 dicembre - dopo aver effettuato nei mesi precedenti, almeno da febbraio, alcuni sopralluoghi davanti all'abitazione e allo studio privato della vittima - l'operaio avrebbe maturato la decisione di vendicarsi. Avrebbe aspettato il fisioterapista sotto casa, lo avrebbe prima affrontato verbalmente nel parcheggio, poi gli avrebbe scaricato addosso il caricatore dell'arma che aveva con sé e che non è stata ancora trovata, sette colpi, di cui cinque a segno. Di Giacomo non ha avuto modo di difendersi: dopo aver parcheggiato l'auto stava rientrando a casa con entrambe le mani occupate dalle buste della spesa e da uno zaino. Quando la vittima era già morente il killer ha infierito colpendolo più volte alla testa con il calcio della pistola. Una modalità che gli è costata l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. Dopo il delitto la fuga, a bordo di un'utilitaria nera. È stato proprio grazie ai movimenti della macchina che gli investigatori sono risaliti a lui. Ad incastrarlo in particolare i fotogrammi di alcune telecamere di videosorveglianza della città, che hanno consentito di risalire al modello e a parte della targa della vettura risultata poi di proprietà di Vassalli.

L'analisi delle celle telefoniche ha fatto il resto, confermando la presenza di Vassalli a Bari all'ora del delitto e anche il percorso di andata e ritorno Canosa-Bari, con due pause documentate all'altezza di Trani e Barletta forse per disfarsi dell'arma. Quando i magistrati hanno scoperto la controversia legale tra la figlia e il fisioterapista tutti i tasselli sono andati a posto.

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