Joe Biden ha scandito forte e chiaro durante le celebrazioni del 4 luglio che intende stare alla Casa Bianca «altri quattro anni», promettendo un nuovo mandato con Kamala Harris. Ma il presidente americano ora deve fare i conti con la fuga dei grandi donatori democratici, che iniziano a sfilarsi e a discutere un eventuale piano B. Dopo il co-fondatore di Netflix Reed Hastings (uno dei maggiori finanziatori dell'Asinello), che ha chiesto a Biden di ritirarsi, è Abigail Disney, erede dell'omonima dinastia, a scaricare l'attuale comandante in capo. «Intendo interrompere qualsiasi contributo al partito a meno che e fino a quando non sostituirà Biden», ha detto alla Cnbc. «Questo è realismo, non mancanza di rispetto. Il presidente è un brav'uomo e ha servito egregiamente il suo Paese, ma la posta in gioco è troppo alta. Se non si dimette, i democratici perderanno, di questo sono assolutamente certa. E le conseguenze saranno disastrose», ha proseguito la regista e filantropa nipote di Roy O. Disney (co-fondatore della Walt Disney Co). Mentre Gideon Stein, donatore profondamente legato alla politica dem, ha affermato che la sua famiglia tratterrà 3,5 milioni di dollari in finanziamenti pianificati a meno che Biden non si faccia da parte. Rivelando che praticamente tutti i principali donatori con cui ha parlato credono che «un nuovo ticket sia nel migliore interesse per sconfiggere Trump».
Damon Lindelof, un produttore di Hollywood che ha sborsato più di 115mila dollari ai democratici in questo ciclo elettorale e ha partecipato alla raccolta fondi a Los Angeles il mese scorso, ha invece pubblicato un saggio su Deadline sollecitando quello che ha definito un «DEMbargo» di Biden e altri candidati dell'Asinello finché o a meno che il presidente non si dimetta. Intanto, un gruppo di donatori dem sta lavorando per raccogliere fino a 100 milioni di dollari per una sorta di fondo di garanzia, chiamato «Next Generation Pac», che verrebbe utilizzato per sostenere un candidato alternativo. Se il presidente non si fa da parte, i soldi potrebbero essere usati per aiutare eventuali sostituti, come scrive il New York Times citando persone vicine al piano, che starebbe guadagnando sostegno tra leader di Wall Street e della Silicon Valley. A guidare la nuova iniziativa Mike Novogratz, il miliardario della criptovaluta che ha sostenuto Dean Phillips nelle primarie democratiche, i suoi collaboratori e il regista di Hollywood Andrew Jarecki.
Alcuni dei maggiori finanziatori del partito democratico premono per Gretchen Whitmer o Gavin Newsom, i governatori di Michigan e California. Ma l'attenzione è anche su Harris: persone a lei vicine hanno contattato influenti leader aziendali per valutare come si potrebbe procedere per costruire la sua base di donatori. Tra i sostenitori Raymond J. McGuire, presidente della società finanziaria Lazard, che l'ha definita «capace di unire questa nazione superando ogni divisione». Altri finanziatori hanno spiegato che stanno spostando le loro donazioni con l'obiettivo di proteggere i candidati al Congresso e agli uffici statali: «Bisogna continuare a finanziare la macchina», ha sottolineato Andrew E.
Beck III, dirigente finanziario in pensione che ha donato più di 100mila dollari alla campagna di Biden e al Comitato Nazionale Democratico, e ora ha firmato una dichiarazione con una coalizione di dirigenti aziendali che esortava l'inquilino della Casa Bianca a dimettersi.
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