Un esecutivo di qualità, caratterizzata da coesione interna, unità di intenti e capacità di affrontare subito le emergenze non procrastinabili. Con un obiettivo temporale che inizia a maturare: presentare la squadra il 18 ottobre, pochi giorni dopo che Giorgia Meloni avrà ricevuto l'incarico dal Capo dello Stato.
I lavori in corso all'interno del centrodestra continuano senza sosta. «C'è sintonia sul percorso», si limitano a commentare fonti vicine ai leader. L'idea di fondo è di individuare un mix ben dosato di figure tecniche e politiche, coinvolgendo anche i leader. Nessun veto, insomma, su Matteo Salvini che dovrebbe essere nella squadra di governo, a meno che non prevalga quella scuola di pensiero interna alla Lega, finora minoritaria, che gli suggerisce un ruolo da regista esterno e da «controllore».
Berlusconi continua a ribadire che ogni partito dovrà indicare la propria rosa di nomi, in una sorta di patto di reciproca «non intromissione». I leader stanno cercando di individuare le figure migliori per Esteri, Interni e Difesa, i ministeri su cui sarà necessario un confronto con il Quirinale. Una volta sciolti questi nodi il resto, spiegano, verrà risolto con facilità. Antonio Tajani è un profilo che potrebbe essere speso su tutte e tre le caselle. Oltre a Tajani, nomi azzurri che circolano con insistenza sono quelli di Anna Maria Bernini e Licia Ronzulli. Un passo più indietro ci sono Andrea Mandelli e Alessandro Cattaneo. Un'altra indicazione arriva dalla Lega che con una nota «promette» che «dopo trent'anni di battaglie, questa sarà la legislatura che finalmente attuerà quell'Autonomia delle Regioni che la Costituzione prevede. È nel programma del centrodestra e il Ministero per le Riforme e gli Affari Regionali sarà protagonista di questa pacifica rivoluzione». Un riferimento che somiglia molto a una rivendicazione di quel dicastero.
Sullo sfondo si continua a lavorare sul ministero dell'Economia e sul profilo di Fabio Panetta. Il pressing per superare le resistenze dell'attuale membro del Comitato esecutivo della Bce è costante. Le riserve non sono ancora state sciolte e c'è chi dice che soltanto un intervento di Sergio Mattarella potrebbe fare scattare il via libera dell'economista, ma la partita non è chiusa. E' chiaro che sulla distribuzione delle poltrone peserà l'elezione dei presidenti di Camera e Senato. Se venissero assegnate a Giancarlo Giorgetti alla Camera e a Ignazio La Russa al Senato - oppure a Riccardo Molinari e a Fabio Rampelli - è chiaro che questo rimescolerebbe le carte del totonomine.
Il centrodestra inizia anche a ragionare sulle misure strutturali da prendere, pensando anche a come rivedere un provvedimento come il Superbonus che pur essendo estremamente oneroso per le casse dello Stato ha sostenuto in maniera importante la ripresa post-Covid. Quello che sta maturando è un prolungamento con una revisione al ribasso del Superbonus. La maxideduzione al 110% potrebbe lasciare spazio a una più contenuta al 60-70%, garantita però a lungo termine, o potrebbe essere diversificata in base al reddito del beneficiario o al tipo di immobile oggetto dei lavori, più alta in caso di prima casa (non di lusso), più bassa per la seconda. Saranno comunque tutelate le situazioni aperte, in modo da non danneggiare famiglie e imprese.
Per l'esecutivo arriva anche un segnale da Kiev. Il capo dell'Ufficio del Presidente ucraino, Andriy Yermak, ha avuto un colloquio telefonico con Adolfo Urso, presidente del Copasir.
Yermak si è congratulato con Giorgia Meloni per la vittoria e a nome del Presidente Zelensky l'ha invitata a visitare l'Ucraina. Un segnale importante in chiave di continuità della politica estera italiana e di ancoraggio atlantico.
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